248. Qual è il criterio, che assicura l'unità nella multiformità?


248. Qual è il criterio, che assicura l'unità nella multiformità?

(Comp 248) È la fedeltà alla Tradizione Apostolica, cioè la comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli Apostoli, comunione che è significata e garantita dalla successione apostolica. La Chiesa è cattolica: può quindi integrare nella sua unità tutte le vere ricchezze delle culture.

“In Sintesi”
(CCC 1209) Il criterio che assicura l'unità nella pluriformità delle tradizioni liturgiche è la fedeltà alla Tradizione apostolica, ossia: la comunione nella fede e nei sacramenti ricevuti dagli Apostoli, comunione che è significata e garantita dalla successione apostolica.

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 1200) Dalla prima comunità di Gerusalemme fino alla parusia, le Chiese di Dio, fedeli alla fede apostolica, celebrano, in ogni luogo, lo stesso mistero pasquale. Il mistero celebrato nella liturgia è uno, ma variano le forme nelle quali esso è celebrato. (CCC 1203) Le tradizioni liturgiche, o riti, attualmente in uso nella Chiesa sono il rito latino (principalmente il rito romano, ma anche i riti di certe Chiese locali, come il rito ambrosiano o di certi Ordini religiosi) e i riti bizantino, alessandrino o copto, siriaco, armeno, maronita e caldeo. “Il sacro Concilio, in fedele ossequio alla tradizione, dichiara che la santa Madre Chiesa considera con uguale diritto e onore tutti i riti legittimamente riconosciuti, e vuole che in avvenire essi siano conservati e in ogni modo incrementati” [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 4].

Per la riflessione
(CCC 1204) La celebrazione della liturgia deve quindi corrispondere al genio e alla cultura dei diversi popoli [Sacrosanctum concilium, 37-40]. Affinché il mistero di Cristo sia “rivelato […] a tutte le genti perché obbediscano alla fede” (Rm 16,26), esso deve essere annunziato, celebrato e vissuto in tutte le culture, così che queste non vengono abolite, ma recuperate e portate a compimento grazie ad esso [Giovanni Paolo II, Esort. ap. Catechesi tradendae, 53]. La moltitudine dei figli di Dio, infatti, ha accesso al Padre, per rendergli gloria, in un solo Spirito, con e per mezzo della propria cultura umana, assunta e trasfigurata da Cristo.

(Prossima domanda: Nella liturgia, tutto è immutabile?)

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