276. Come si colloca l'Eucaristia nel disegno divino della salvezza? (I parte)


276. Come si colloca l'Eucaristia nel disegno divino della salvezza? (I parte)

(Comp 276) Nell'Antica Alleanza l'Eucaristia è preannunziata soprattutto nella cena pasquale annuale, celebrata ogni anno dagli Ebrei con i pani azzimi, a ricordo dell'improvvisa e liberatrice partenza dall'Egitto. Gesù l'annuncia nel suo insegnamento e la istituisce celebrando con i suoi Apostoli l'Ultima Cena durante un banchetto pasquale. La Chiesa, fedele al comando del Signore: «Fate questo in memoria di me» (1 Cor 11,24), ha sempre celebrato l'Eucaristia, soprattutto la domenica, giorno della risurrezione di Gesù.

“In Sintesi”
(CCC 1417) La Chiesa raccomanda vivamente ai fedeli di ricevere la santa Comunione quando partecipano alla celebrazione dell'Eucaristia; ne fa loro obbligo almeno una volta all'anno.

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 1333) Al centro della celebrazione dell'Eucaristia si trovano il pane e il vino i quali, per le parole di Cristo e per l'invocazione dello Spirito Santo, diventano il Corpo e il Sangue di Cristo. Fedele al comando del Signore, la Chiesa continua a fare, in memoria di lui, fino al suo glorioso ritorno, ciò che egli ha fatto la vigilia della sua passione: “Prese il pane…”, “Prese il calice del vino…”. Diventando misteriosamente il Corpo e il Sangue di Cristo, i segni del pane e del vino continuano a significare anche la bontà della creazione. Così, all'offertorio, rendiamo grazie al Creatore per il pane e per il vino [Sal 104,13-15], “frutto del lavoro dell'uomo”, ma prima ancora “frutto della terra” e “della vite”, doni del Creatore. Nel gesto di Melchisedek, re e sacerdote, che “offrì pane e vino” (Gen 14,18) la Chiesa vede una prefigurazione della sua propria offerta [Cf. Preghiera eucaristica I o Canone Romano: Messale Romano]. (CCC 1334) Nell'Antica Alleanza il pane e il vino sono offerti in sacrificio tra le primizie della terra, in segno di riconoscenza al Creatore. Ma ricevono anche un nuovo significato nel contesto dell'Esodo: i pani azzimi, che Israele mangia ogni anno a Pasqua, commemorano la fretta della partenza liberatrice dall'Egitto; il ricordo della manna del deserto richiamerà sempre a Israele che egli vive del pane della Parola di Dio [Dt 8,3]. Il pane quotidiano, infine, è il frutto della Terra promessa, pegno della fedeltà di Dio alle sue promesse. Il “calice della benedizione” (1Cor 10,16), al termine della cena pasquale degli ebrei, aggiunge alla gioia festiva del vino una dimensione escatologica, quella dell'attesa messianica della restaurazione di Gerusalemme. Gesù ha istituito la sua Eucaristia conferendo un significato nuovo e definitivo alla benedizione del pane e del calice.

Per la riflessione
(CCC 1335) I miracoli della moltiplicazione dei pani, allorché il Signore pronunciò la benedizione, spezzò i pani e li distribuì per mezzo dei suoi discepoli per sfamare la folla, prefigurano la sovrabbondanza di questo unico pane che è la sua Eucaristia [Mt 14,13-21; 15,32-39]. Il segno dell'acqua trasformata in vino a Cana [Gv 2,11] annunzia già l'Ora della glorificazione di Gesù. Manifesta il compimento del banchetto delle nozze nel Regno del Padre, dove i fedeli berranno il vino nuovo [Mc 14,25] divenuto il Sangue di Cristo. (CCC 1336) Il primo annunzio dell'Eucaristia ha provocato una divisione tra i discepoli, così come l'annunzio della passione li ha scandalizzati: “Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?” (Gv 6,60). L'Eucaristia e la croce sono pietre d'inciampo. Si tratta dello stesso mistero, ed esso non cessa di essere occasione di divisione: “Forse anche voi volete andarvene?” (Gv 6,67): questa domanda del Signore continua a risuonare attraverso i secoli, come invito del suo amore a scoprire che è lui solo ad avere “parole di vita eterna” (Gv 6,68) e che accogliere nella fede il dono della sua Eucaristia è accogliere lui stesso. [CONTINUA]

(Continua la domanda: Come si colloca l'Eucaristia nel disegno divino della salvezza?)

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