294. Perché l'Eucaristia è «pegno della gloria futura»?


294. Perché l'Eucaristia è «pegno della gloria futura»?

(Comp 294) Perché l'Eucaristia ci ricolma di ogni grazia e benedizione del Cielo, ci fortifica per il pellegrinaggio di questa vita e ci fa desiderare la vita eterna, unendoci già a Cristo asceso alla destra del Padre, alla Chiesa del cielo, alla beatissima Vergine e a tutti i Santi.

“In Sintesi”
(CCC 1406) Gesù dice: “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno [...] Chi mangia la mia Carne e beve il mio Sangue ha la vita eterna […] dimora in me e io in lui” (Gv 6,51; 6,54; 6,56). (CCC 1407) L'Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, poiché in essa Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio sacrificio di lode e di rendimento di grazie offerto al Padre una volta per tutte sulla croce; mediante questo sacrificio egli effonde le grazie della salvezza sul suo corpo, che è la Chiesa.

Approfondimenti e spiegazioni

(CCC 1402) In una antica preghiera, la Chiesa acclama il mistero dell'Eucaristia: “O sacrum convivium in quo Christus sumitur. Recolitur memoria passionis eius; mens impletur gratia et futurae gloriae nobis pignus datur - O sacro convito nel quale ci nutriamo di Cristo, si fa memoria della sua passione; l'anima è ricolmata di grazia e ci è donato il pegno della gloria futura” (Solennità del SS. Corpo e Sangue di Cristo, Antifona al “Magnificat” dei secondi Vespri: Liturgia delle ore, v. 3). Se l'Eucaristia è il memoriale della pasqua del Signore, se mediante la nostra Comunione all'altare veniamo ricolmati “di ogni grazia e benedizione del cielo” [Preghiera Eucaristica I o Canone Romano: Messale Romano], l'Eucaristia è pure anticipazione della gloria del cielo. (CCC 1403) Nell'ultima Cena il Signore stesso ha fatto volgere lo sguardo dei suoi discepoli verso il compimento della pasqua nel regno di Dio: “Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio” (Mt 26,29) [Lc 22,18; Mc 14,25]. Ogni volta che la Chiesa celebra l'Eucaristia, ricorda questa promessa e il suo sguardo si volge verso “Colui che viene” (Ap 1,4). Nella preghiera, essa invoca la sua venuta: “Marana tha” (1Cor 16,22), “Vieni, Signore Gesù” (Ap 22,20), “Venga la tua grazia e passi questo mondo!” [Didaché, 10, 6].

Per la riflessione
(CCC 1404) La Chiesa sa che, fin d'ora, il Signore viene nella sua Eucaristia, e che egli è lì, in mezzo a noi. Tuttavia questa presenza è nascosta. E' per questo che celebriamo l'Eucaristia “expectantes beatam spem et adventum Salvatoris nostri Jesu Christi - nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro Salvatore Gesù Cristo” [Riti di Comunione (Embolismo dopo il “Padre nostro”): Messale Romano] [Tt 2,13], chiedendo “di ritrovarci insieme a godere della tua gloria quando, asciugata ogni lacrima, i nostri occhi vedranno il tuo volto e noi saremo simili a te, e canteremo per sempre la tua lode, in Cristo, nostro Signore” [Preghiera eucaristica III: Messale Romano]. (CCC 1405) Di questa grande speranza, quella dei “nuovi cieli” e della “terra nuova nei quali abiterà la giustizia” [2Pt 3,13], non abbiamo pegno più sicuro, né segno più esplicito dell'Eucaristia. Ogni volta infatti che viene celebrato questo mistero, “si effettua l'opera della nostra redenzione” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 3] e noi spezziamo “l'unico pane che è farmaco d'immortalità, antidoto contro la morte, alimento dell'eterna vita in Gesù Cristo per sempre” [Sant'Ignazio di Antiochia, Epistula ad Ephesios, 20, 2].

(Prossima domanda: Perché Cristo ha istituito i Sacramenti della Penitenza e dell'Unzione degli infermi?)

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