300. Che cos'è la penitenza interiore?


300. Che cos'è la penitenza interiore?

(Comp 300) È il dinamismo del «cuore contrito» (Sal 51,19), mosso dalla grazia divina a rispondere all'amore misericordioso di Dio. Implica il dolore e la repulsione per i peccati commessi, il fermo proposito di non peccare più in avvenire e la fiducia nell'aiuto di Dio. Si nutre della speranza nella misericordia divina.

“In Sintesi”
(CCC 1490) Il cammino di ritorno a Dio, chiamato conversione e pentimento, implica un dolore e una repulsione per i peccati commessi, e il fermo proposito di non peccare più in avvenire. La conversione riguarda dunque il passato e il futuro; essa si nutre della speranza nella misericordia divina.

Approfondimenti e spiegazioni
(CCC 1430) Come già nei profeti, l'appello di Gesù alla conversione e alla penitenza non riguarda anzitutto opere esteriori, “il sacco e la cenere”, i digiuni e le mortificazioni, ma la conversione del cuore, la penitenza interiore. Senza di essa, le opere di penitenza rimangono sterili e menzognere; la conversione interiore spinge invece all'espressione di questo atteggiamento in segni visibili, gesti e opere di penitenza [Gl 2,12-13; Is 1,16-17; Mt 6,1-6.16-18]. (CCC 1431) La penitenza interiore è un radicale nuovo orientamento di tutta la vita, un ritorno, una conversione a Dio con tutto il cuore, una rottura con il peccato, un'avversione per il male, insieme con la riprovazione nei confronti delle cattive azioni che abbiamo commesse. Nello stesso tempo, essa comporta il desiderio e la risoluzione di cambiare vita con la speranza della misericordia di Dio e la fiducia nell'aiuto della sua grazia. Questa conversione del cuore è accompagnata da un dolore e da una tristezza salutari, che i Padri hanno chiamato “animi cruciatus [afflizione dello spirito]”, “compunctio cordis [contrizione del cuore]” [Concilio di Trento: DS 1676-1678; 1705; Catechismo Romano, 2, 5, 4].

Per la riflessione
(CCC 1432) Il cuore dell'uomo è pesante e indurito. Bisogna che Dio dia all'uomo un cuore nuovo [Ez 36,26-27]. La conversione è anzitutto un'opera della grazia di Dio che fa ritornare a lui i nostri cuori: “Facci ritornare a te, Signore, e noi ritorneremo” (Lam 5,21). Dio ci dona la forza di ricominciare. E' scoprendo la grandezza dell'amore di Dio che il nostro cuore viene scosso dall'orrore e dal peso del peccato e comincia a temere di offendere Dio con il peccato e di essere separato da lui. Il cuore umano si converte guardando a colui che è stato trafitto dai nostri peccati [Gv 19,37; Zc 12,10]. “Teniamo fisso lo sguardo sul sangue di Cristo, e consideriamo quanto sia prezioso per Dio, suo Padre; infatti, sparso per la nostra salvezza, offrì al mondo intero la grazia della conversione” [San Clemente di Roma, Epistula ad Corinthios, 7, 4]. (CCC 1433) Dopo la pasqua, è lo Spirito Santo che convince “il mondo quanto al peccato” (Gv 16,8-9), cioè al fatto che il mondo non ha creduto in colui che il Padre ha inviato. Ma questo stesso Spirito, che svela il peccato, è il Consolatore [Gv 15,26] che dona al cuore dell'uomo la grazia del pentimento e della conversione [At 2,36-38; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dominum et Vivificantem, 27-48].

(Prossima domanda: In quali forme si esprime la penitenza nella vita cristiana?)

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