432. Quali sono i precetti della Chiesa? (II parte) (continuazione)


432. Quali sono i precetti della Chiesa? (II parte) (continuazione)

(Comp 432 ripetizione) Essi sono: 1) partecipare alla Messa la domenica e le altre feste comandate e rimanere liberi da lavori e da attività che potrebbero impedire la santificazione di tali giorni; 2) confessare i propri peccati, ricevendo il Sacramento della Riconciliazione almeno una volta all'anno; 3) accostarsi al Sacramento dell'Eucaristia almeno a Pasqua; 4) astenersi dal mangiare carne e osservare il digiuno nei giorni stabiliti dalla Chiesa; 5) sovvenire alle necessità materiali della Chiesa, ciascuno secondo le proprie possibilità.

“In Sintesi”

(CCC 2048) I precetti della Chiesa riguardano la vita morale e cristiana, che è sempre unita alla liturgia, della quale si nutre.

Approfondimenti e spiegazioni

(CCC 2043) Il quarto precetto (“In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno”) assicura i tempi di ascesi e di penitenza, che ci preparano alle feste liturgiche e a farci acquisire il dominio sui nostri istinti e la libertà di cuore [CIC 1249-1251]. Il quinto precetto (“Sovvieni alle necessità della Chiesa”) enuncia che i fedeli sono tenuti a venire incontro alle necessità materiali della Chiesa, ciascuno secondo le proprie possibilità [CIC 222; CCEO 25. Le Conferenze Episcopali possono inoltre stabilire altri precetti ecclesiastici per il proprio territorio; cf. CIC 455].

Per la riflessione

(CCC 1438) I tempi e i giorni di penitenza nel corso dell'anno liturgico (il tempo della Quaresima, ogni venerdì in memoria della morte del Signore) sono momenti forti della pratica penitenziale della Chiesa [Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum concilium, 109-110; CIC canoni 1249-1253; CCEO canoni 880-883]. Questi tempi sono particolarmente adatti per gli esercizi spirituali, le liturgie penitenziali, i pellegrinaggi in segno di penitenza, le privazioni volontarie come il digiuno e l'elemosina, la condivisione fraterna (opere caritative e missionarie). (CCC 1351) Fin dai primi tempi, i cristiani, insieme con il pane e con il vino per l'Eucaristia, presentano i loro doni perché siano condivisi con coloro che si trovano in necessità. Questa consuetudine della colletta [1Cor 16,1], sempre attuale, trae ispirazione dall'esempio di Cristo che si è fatto povero per arricchire noi [2Cor 8,9]: “I facoltosi e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa; e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno [San Giustino, Apologia, 1, 67: PG, 6, 429]. [FINE]


(Prossima domanda: Perché la vita morale dei cristiani è indispensabile per l'annunzio del Vangelo?)

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