447. Come si rispetta la santità del Nome di Dio? (II parte)


447. Come si rispetta la santità del Nome di Dio? (II parte) (continuazione)

(Comp 447 ripetizione) Il Nome santo di Dio si rispetta invocandolo, benedicendolo, lodandolo e glorificandolo. Vanno dunque evitati l'abuso di appellarsi al Nome di Dio per giustificare un crimine e ogni uso sconveniente del suo Nome, come la bestemmia, che per sua natura è un peccato grave; le imprecazioni e l'infedeltà alle promesse fatte nel Nome di Dio.

“In Sintesi”

(CCC 2160) “O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra!” (Sal 8,2). (CCC 2162) Il secondo comandamento proibisce ogni uso sconveniente del nome di Dio. La bestemmia consiste nell'usare il nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e dei santi in un modo ingiurioso.

Approfondimenti e spiegazioni

(CCC 2146) Il secondo comandamento proibisce l'abuso del nome di Dio, cioè ogni uso sconveniente del nome di Dio, di Gesù Cristo, della Vergine Maria e di tutti i santi. (CCC 2148) La bestemmia si oppone direttamente al secondo comandamento. Consiste nel proferire contro Dio - interiormente o esteriormente - parole di odio, di rimprovero, di sfida, nel parlare male di Dio, nel mancare di rispetto verso di lui nei propositi, nell'abusare del nome di Dio. San Giacomo disapprova coloro “che bestemmiano il bel nome (di Gesù) che è stato invocato” sopra di loro (Gc 2,7). La proibizione della bestemmia si estende alle parole contro la Chiesa di Cristo, i santi, le cose sacre. E' blasfemo anche ricorrere al nome di Dio per mascherare pratiche criminali, ridurre popoli in schiavitù, torturare o mettere a morte. L'abuso del nome di Dio per commettere un crimine provoca il rigetto della religione. La bestemmia è contraria al rispetto dovuto a Dio e al suo santo nome. Per sua natura è un peccato grave [CIC canone 1369]. (CCC 2149) Le imprecazioni, in cui viene inserito il nome di Dio senza intenzione di bestemmia, sono una mancanza di rispetto verso il Signore. Il secondo comandamento proibisce anche l'uso magico del nome divino. “Il nome di Dio è grande laddove lo si pronuncia con il rispetto dovuto alla sua grandezza e alla sua Maestà. Il nome di Dio è santo laddove lo si nomina con venerazione e con il timore di offenderlo” [Sant'Agostino, De sermone Domini in monte, 2, 5, 19: PL 34, 1278].

Per la riflessione

(CCC 2147) Le promesse fatte ad altri nel nome di Dio impegnano l'onore, la fedeltà, la veracità e l'autorità divine. Esse devono essere mantenute, per giustizia. Essere infedeli a queste promesse equivale ad abusare del nome di Dio e, in qualche modo, a fare di Dio un bugiardo [1Gv 1,10]. (CCC 2101) In parecchie circostanze il cristiano è chiamato a fare delle promesse a Dio. Il Battesimo e la Confermazione, il Matrimonio e l'Ordinazione sempre ne comportano. Per devozione personale il cristiano può anche promettere a Dio un'azione, una preghiera, un'elemosina, un pellegrinaggio, ecc. La fedeltà alle promesse fatte a Dio è una espressione del rispetto dovuto alla divina Maestà e dell'amore verso il Dio fedele. (CCC 2102) “Il voto, ossia la promessa deliberata e libera di un bene possibile e migliore fatta a Dio, deve essere adempiuto per la virtù della religione” [CIC canone 1191, § 1]. Il voto è un atto di devozione, con cui il cristiano offre se stesso a Dio o gli promette un'opera buona. Mantenendo i suoi voti, egli rende pertanto a Dio ciò che a lui è stato promesso e consacrato. Gli Atti degli Apostoli ci presentano san Paolo preoccupato di mantenere i voti da lui fatti [At 18,18; 21,23-24]. [FINE]


(Prossima domanda: Perché è proibito il falso giuramento?)

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