470. Che cosa proibisce il quinto Comandamento? (II parte)


470. Che cosa proibisce il quinto Comandamento? (II parte) (continuazione)

(Comp 470 ripetizione) Il quinto Comandamento proibisce come gravemente contrari alla legge morale: - l'omicidio diretto e volontario, e la cooperazione ad esso; - l'aborto diretto, voluto come fine o come mezzo, nonché la cooperazione ad esso, pena la scomunica, perché l'essere umano, fin dal suo concepimento, va rispettato e protetto in modo assoluto nella sua integrità; - l'eutanasia diretta, che consiste nel mettere fine, con un atto o l'omissione di un'azione dovuta, alla vita di persone handicappate, ammalate o prossime alla morte; - il suicidio e la cooperazione volontaria ad esso, in quanto è un'offesa grave al giusto amore di Dio, di sé e del prossimo: quanto alla responsabilità, essa può essere aggravata in ragione dello scandalo o attenuata da particolari disturbi psichici o da gravi timori.

“In Sintesi”

(CCC 2322) Fin dal concepimento il bambino ha diritto alla vita. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è una pratica “vergognosa” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 27], gravemente contraria alla legge morale. La Chiesa condanna con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana.

Approfondimenti e spiegazioni

(CCC 2270) La vita umana deve essere rispettata e protetta in modo assoluto fin dal momento del concepimento. Dal primo istante della sua esistenza, l'essere umano deve vedersi riconosciuti i diritti della persona, tra i quali il diritto inviolabile di ogni essere innocente alla vita [Congregazione per la Dottrina della Fede, Istr. Donum vitae, 1, 1]. “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato” (Ger 1,5). “Non ti erano nascoste le mie ossa quando venivo formato nel segreto, intessuto nelle profondità della terra” (Sal 139,15). (CCC 2271) Fin dal primo secolo la Chiesa ha dichiarato la malizia morale di ogni aborto provocato. Questo insegnamento non è mutato. Rimane invariabile. L'aborto diretto, cioè voluto come un fine o come un mezzo, è gravemente contrario alla legge morale: “Non uccidere il bimbo con l'aborto, e non sopprimerlo dopo la nascita” [Didaché, 2, 2; Lettera dello Pseudo Barnaba, 19, 5; Lettera a Diogneto, 5, 6; Tertulliano, Apologeticum, 9, 8: PL 1, 371-372]. “Dio, padrone della vita, ha affidato agli uomini l'altissima missione di proteggere la vita, missione che deve essere adempiuta in modo umano. Perciò la vita, una volta concepita, deve essere protetta con la massima cura; e l'aborto come l'infanticidio sono abominevoli delitti” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 51].

Per la riflessione

(CCC 2272) La cooperazione formale a un aborto costituisce una colpa grave. La Chiesa sanziona con una pena canonica di scomunica questo delitto contro la vita umana. “Chi procura l'aborto, ottenendo l'effetto, incorre nella scomunica latae sententiae” [CIC canone 1398] “per il fatto stesso d'aver commesso il delitto” [CIC canone 1314] e alle condizioni previste dal Diritto [CIC canoni 1323-1324]. La Chiesa non intende in tal modo restringere il campo della misericordia. Essa mette in evidenza la gravità del crimine commesso, il danno irreparabile causato all'innocente ucciso, ai suoi genitori e a tutta la società. [CONTINUA]


(Continua la domanda: Che cosa proibisce il quinto Comandamento?)

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