481. Che cos'è la pace nel mondo?


481. Che cos'è la pace nel mondo?

(Comp 481) La pace nel mondo, la quale è richiesta per il rispetto e lo sviluppo della vita umana, non è semplice assenza della guerra o equilibrio di forze contrastanti, ma è «la tranquillità dell'ordine» (sant'Agostino), «frutto della giustizia» (Is 32,17) ed effetto della carità. La pace terrena è immagine e frutto della pace di Cristo.

“In Sintesi”

(CCC 2327) Si deve fare tutto ciò che è ragionevolmente possibile per evitare la guerra, dati i mali e le ingiustizie di cui è causa. La Chiesa prega: “Dalla fame, dalla peste e dalla guerra liberaci, Signore”.

Approfondimenti e spiegazioni

(CCC 2304) Il rispetto e lo sviluppo della vita umana richiedono la pace. La pace non è la semplice assenza della guerra e non può ridursi ad assicurare l'equilibrio delle forze contrastanti. La pace non si può ottenere sulla terra senza la tutela dei beni delle persone, la libera comunicazione tra gli esseri umani, il rispetto della dignità delle persone e dei popoli, l'assidua pratica della fratellanza. E' la “tranquillità dell'ordine” [Sant'Agostino, De civitate Dei, 19, 13: PL 41, 640]. E' frutto della giustizia (Is 32,17) ed effetto della carità [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 78].

Per la riflessione

(CCC 2305) La pace terrena è immagine e frutto della pace di Cristo, il “Principe della pace” messianica (Is 9,5). Con il sangue della sua croce, egli ha distrutto in se stesso l'inimicizia [Ef 2,16; Col 1,20-22], ha riconciliato gli uomini con Dio e ha fatto della sua Chiesa il sacramento dell'unità del genere umano e della sua unione con Dio [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen gentium, 1]. “Egli è la nostra pace” (Ef 2,14). E proclama: “Beati gli operatori di pace” (Mt 5,9). (CCC 2306) Coloro che, per la salvaguardia dei diritti dell'uomo, rinunciano all'azione violenta e cruenta e ricorrono a mezzi di difesa che sono alla portata dei più deboli, rendono testimonianza alla carità evangelica, purché ciò si faccia senza pregiudizio per i diritti e i doveri degli altri uomini e delle società. Essi legittimamente attestano la gravità dei rischi fisici e morali del ricorso alla violenza, che causa rovine e morti [Gaudium et spes, 78].


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