586. Che cosa significa l'espressione «che sei nei cieli»?


586. Che cosa significa l'espressione «che sei nei cieli»?

(Comp 586) Questa espressione biblica non indica un luogo, ma un modo di essere: Dio è al di là e al di sopra di tutto. Essa designa la maestà, la santità di Dio, e anche la sua presenza nel cuore dei giusti. Il cielo, o la Casa del Padre, costituisce la vera patria verso cui tendiamo nella speranza, mentre siamo ancora sulla terra. Noi viviamo già in essa «nascosti con Cristo in Dio» (Col 3,3).

“In Sintesi”

(CCC 2802) L'espressione “che sei nei cieli” non indica un luogo, ma la maestà di Dio e la sua presenza nel cuore dei giusti. Il cielo, la casa del Padre, costituisce la vera patria, verso la quale siamo in cammino e alla quale già apparteniamo.

Approfondimenti e spiegazioni

(CCC 2794) Questa espressione biblica non significa un luogo [“lo spazio”], bensì un modo di essere; non la lontananza di Dio ma la sua maestà. Il nostro Padre non è “altrove”: egli è “al di là di tutto” ciò che possiamo concepire della sua santità. Proprio perché è tre volte Santo, egli è vicinissimo al cuore umile e contrito: “Ben a ragione queste parole Padre nostro che sei nei cieli si intendono riferite al cuore dei giusti, dove Dio abita come nel suo tempio. Pertanto colui che prega desidererà che in lui prenda dimora colui che invoca” [Sant'Agostino, De Sermone Domini in monte, 2, 5, 18: PL 34, 1277]. “I “cieli” potrebbero essere anche coloro che portano l'immagine del cielo tra i quali Dio abita e si muove” [San Cirillo di Gerusalemme, Catecheses mistagogicae, 5, 11: PG 33. 1117].

Per la riflessione

(CCC 2795) Il simbolo dei cieli ci rimanda al mistero dell'Alleanza che viviamo quando preghiamo il Padre nostro. Egli è nei cieli: questa è la sua dimora; la casa del Padre è dunque la nostra “patria”. Il peccato ci ha esiliati dalla terra dell'Alleanza [Gen 3] ed è verso il Padre, verso il cielo, che ci fa tornare la conversione del cuore [Ger 3,19-4,1 a; Lc 15,18; Lc 15,21]. Ora, è in Cristo che il cielo e la terra sono riconciliati, [Is 45,8; Sal 85,12] perché il Figlio “è disceso dal cielo”, da solo, e al cielo fa tornare noi insieme con lui, per mezzo della sua croce, della sua Risurrezione e della sua Ascensione [Gv 12,32; 14,2-3; 16,28; 20,17; Ef 4,9-10; Eb 1,3; 2,13]. (CCC 2796) Quando la Chiesa prega “Padre nostro che sei nei cieli”, professa che siamo il popolo di Dio, già fatti sedere nei cieli, in Cristo Gesù [Ef 2,6, nascosti con Cristo in Dio [Col 3,3], mentre, al tempo stesso, “sospiriamo in questo nostro stato, desiderosi di rivestirci del nostro corpo celeste” (2Cor 5,2) [Fil 3,20; Eb 13,14]. I cristiani “sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. Passano la loro vita sulla terra, ma sono cittadini del cielo” [Lettera a Diogneto, 5, 8-9].


(Prossima domanda: Come è composta la preghiera del Signore?)

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