595. Com'è possibile il perdono? (III parte)


595. Com'è possibile il perdono? (III parte) (continuazione)

(Comp 595 ripetizione) La misericordia penetra nel nostro cuore solo se noi pure sappiamo perdonare, perfino ai nostri nemici. Ora, anche se per l'uomo sembra impossibile soddisfare a questa esigenza, il cuore che si offre allo Spirito Santo può, come Cristo, amare fino all'estremo della carità, tramutare la ferita in compassione, trasformare l'offesa in intercessione. Il perdono partecipa della misericordia divina, ed è un vertice della preghiera cristiana.

“In Sintesi”

(CCC 2862) La quinta domanda implora la misericordia di Dio per le nostre offese; essa però non può giungere al nostro cuore, se non abbiamo saputo perdonare ai nostri nemici, sull'esempio e con l'aiuto di Cristo.

Approfondimenti e spiegazioni

(CCC 2844) La preghiera cristiana arriva fino al perdono dei nemici [Mt 5,43-44]. Essa trasfigura il discepolo configurandolo al suo Maestro. Il perdono è un culmine della preghiera cristiana; il dono della preghiera non può essere ricevuto che in un cuore in sintonia con la compassione divina. Il perdono sta anche a testimoniare che, nel nostro mondo, l'amore è più forte del peccato. I martiri di ieri e di oggi rinnovano questa testimonianza di Gesù. Il perdono è la condizione fondamentale della Riconciliazione [2 Cor 5,18-21] dei figli di Dio con il loro Padre e degli uomini tra loro [Giovanni Paolo II, Lett. enc. Dives in misericordia, 14].

Per la riflessione

(CCC 2845) Non c'è né limite né misura a questo perdono essenzialmente divino [Mt 18,21-22; Lc 17,3-4]. Se si tratta di offese (di “peccati” secondo Lc 11,4 o di “debiti” secondo Mt 6,12), in realtà noi siamo sempre debitori: “Non abbiate alcun debito con nessuno, se non quello di un amore vicendevole” (Rm 13,8). La comunione della Santissima Trinità è la sorgente e il criterio della verità di ogni relazione [1Gv 3,19-24]. Essa è vissuta nella preghiera, specialmente nell'Eucaristia [Mt 5,23-24]: “Dio non accetta il sacrificio di coloro che fomentano la divisione; dice loro di lasciare sull'altare l'offerta e di andare, prima, a riconciliarsi con i loro fratelli, affinché mediante preghiere di pace anche Dio possa riconciliarsi con essi. Ciò che più fortemente obbliga Dio è la nostra pace, la nostra concordia, l'unità di tutto il popolo dei credenti, nel Padre nel Figlio e nello Spirito Santo” [San Cipriano di Cartagine, De dominica Oratione, 23: PL 4, 535-536]. [FINE]


(Prossima domanda: Che cosa significa: «Non ci indurre in tentazione»?)

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