596. Che cosa significa: «Non ci indurre in tentazione»? (II parte)


596. Che cosa significa: «Non ci indurre in tentazione»? (II parte) (continuazione)

(Comp 596 ripetizione) Noi domandiamo a Dio Padre di non lasciarci soli e in balia della tentazione. Domandiamo allo Spirito di saper discernere, da una parte, fra la prova che fa crescere nel bene e la tentazione che conduce al peccato e alla morte, e, dall'altra, fra essere tentati e consentire alla tentazione. Questa domanda ci unisce a Gesù che ha vinto la tentazione con la sua preghiera. Essa sollecita la grazia della vigilanza e della perseveranza finale.

“In Sintesi”

(CCC 2863) Dicendo “Non ci indurre in tentazione”, chiediamo a Dio che non ci permetta di prendere la strada che conduce al peccato. Questa domanda implora lo Spirito di discernimento e di fortezza e chiede la grazia della vigilanza e della perseveranza finale.

Approfondimenti e spiegazioni

(CCC 2848) “Non entrare nella tentazione” implica una decisione del cuore: “Là dov'è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. […] Nessuno può servire a due padroni” (Mt 6,21.24). “Se viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito” (Gal 5,25). In questo “consenso” allo Spirito Santo il Padre ci dà la forza. “Nessuna tentazione vi ha finora sorpresi se non umana; infatti Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze; ma con la tentazione vi darà anche la via d'uscita e la forza per sopportarla” (1Cor 10,13).

Per la riflessione

(CCC 2849) Il combattimento e la vittoria sono possibili solo nella preghiera. E' per mezzo della sua preghiera che Gesù è vittorioso sul tentatore, fin dall'inizio [Mt 4,1-11] e nell'ultimo combattimento della sua agonia [Mt 26,36-44]. Ed è al suo combattimento e alla sua agonia che Cristo ci unisce in questa domanda al Padre nostro. La vigilanza del cuore, in unione alla sua, è richiamata insistentemente [Mc 13,9.23.33-37; 14,38; Lc 12,35-40]. La vigilanza è “custodia del cuore” e Gesù chiede al Padre di custodirci nel suo nome [Gv 17,11]. Lo Spirito Santo opera per suscitare in noi, senza posa, questa vigilanza [1Cor 16,13; Col 4,2; 1Ts 5,6; 1Pt 5,8]. Questa domanda acquista tutto il suo significato drammatico in rapporto alla tentazione finale del nostro combattimento quaggiù; implora la perseveranza finale. “Ecco, io vengo come un ladro. Beato chi è vigilante” (Ap 16,15). [FINE]


(Prossima domanda: Perché concludiamo domandando: «Ma liberaci dal Male»?)

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