Matteo 5,27-32

Matteo 5,27-32

(Caritas in Veritate 6b) Non posso «donare» all'altro del mio, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia. Chi ama con carità gli altri è anzitutto giusto verso di loro. Non solo la giustizia non è estranea alla carità, non solo non è una via alternativa o parallela alla carità: la giustizia è «inseparabile dalla carità» [1], intrinseca ad essa. La giustizia è la prima via della carità o, com'ebbe a dire Paolo VI, «la misura minima» di essa [2], parte integrante di quell'amore «coi fatti e nella verità» (1 Gv 3, 18), a cui esorta l'apostolo Giovanni.

Note: [1] Paolo VI, Populorum progressio, (26 marzo 1967), 22: AAS 59 (1967), 268; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 69. [2] Discorso per la giornata dello sviluppo (23 agosto 1968): AAS 60 (1968), 626-627.

Dottrina Sociale: destinatari – le comunità cristiane

(CDS 11d) Le comunità cristiane potranno utilizzare questo documento per analizzare obiettivamente le situazioni, chiarirle alla luce delle parole immutabili del Vangelo, attingere principi di riflessione, criteri di giudizio e orientamenti per l'azione [12].

Note: [12] Cfr. Paolo VI, Octogesima adveniens, 4: AAS 63 (1971) 403.


(Mt 5, 27-32) È Dio stesso l'autore del matrimonio

[27] Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; [28] ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. [29] Se il tuo occhio destro ti è occasione di scandalo, cavalo e gettalo via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geenna. [30] E se la tua mano destra ti è occasione di scandalo, tagliala e gettala via da te: conviene che perisca uno dei tuoi membri, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geenna. [31] Fu pure detto: Chi ripudia la propria moglie, le dia l'atto di ripudio; [32] ma io vi dico: chiunque ripudia sua moglie, eccetto il caso di concubinato, la espone all'adulterio e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio.

(CDS 215) La famiglia ha il suo fondamento nella libera volontà dei coniugi di unirsi in matrimonio, nel rispetto dei significati e dei valori propri di questo istituto, che non dipende dall'uomo, ma da Dio stesso: «questo vincolo sacro in vista del bene sia dei coniugi e della prole che della società non dipende dall'arbitrio umano. Infatti è Dio stesso l'autore del matrimonio, dotato di molteplici valori e fini» [473]. L'istituto del matrimonio — «intima comunione coniugale di vita e d'amore, fondata dal Creatore e dotata di leggi proprie» [474] — non è dunque una creazione dovuta a convenzioni umane e ad imposizioni legislative, ma deve la sua stabilità all'ordinamento divino [475]. È un istituto che nasce, anche per la società, «dall'atto umano col quale i coniugi vicendevolmente si danno e si ricevono» [476] e si fonda sulla stessa natura dell'amore coniugale che, in quanto dono totale ed esclusivo, da persona a persona, comporta un impegno definitivo espresso con il consenso reciproco, irrevocabile e pubblico [477]. Tale impegno comporta che i rapporti tra i membri della famiglia siano improntati anche al senso della giustizia e, quindi, al rispetto dei reciproci diritti e doveri.

Note: [473] Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067-1068. [474] Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067. [475] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1603. [476] Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067. [477] Catechismo della Chiesa Cattolica, 1639.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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