Matteo 5,46-48

Matteo 5,46-48

(Caritas in Veritate 7b) Volere il bene comune e adoperarsi per esso è esigenza di giustizia e di carità. Impegnarsi per il bene comune è prendersi cura, da una parte, e avvalersi, dall'altra, di quel complesso di istituzioni che strutturano giuridicamente, civilmente, politicamente, culturalmente il vivere sociale, che in tal modo prende forma di pólis, di città. Si ama tanto più efficacemente il prossimo, quanto più ci si adopera per un bene comune rispondente anche ai suoi reali bisogni.

Dottrina Sociale: servizio a uomini e donne del nostro tempo

(CDS 13a) Questo documento è un atto di servizio della Chiesa agli uomini e alle donne del nostro tempo, ai quali essa offre il patrimonio della sua dottrina sociale, secondo quello stile di dialogo con cui Dio stesso, nel Suo Figlio unigenito fatto uomo, «parla agli uomini come ad amici (cfr. Es 33,11; Gv 15,14-15) e vive fra essi (cfr. Bar 3,38)» [14]. Traendo ispirazione dalla Costituzione pastorale «Gaudium et spes», anche questo documento pone come cardine di tutta l'esposizione l'uomo, «quello integrale, con il corpo e l'anima, con il cuore e la coscienza, l'intelletto e la volontà» [15].

Note: [14] Concilio Vaticano II, Dei Verbum, 2: AAS 58 (1966) 818. [15] Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 3: AAS 58 (1966) 1026.


(Mt 5, 46-48) Doveri di giustizia e carità nella vita sociale

[46] Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? [47] E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? [48] Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste.

(CDS 83) Prima destinataria della dottrina sociale è la comunità ecclesiale in tutti i suoi membri, perché tutti hanno responsabilità sociali da assumere. La coscienza è interpellata dall'insegnamento sociale per riconoscere e adempiere i doveri di giustizia e di carità nella vita sociale. Tale insegnamento è luce di verità morale, che suscita appropriate risposte secondo la vocazione e il ministero di ciascun cristiano. Nei compiti di evangelizzazione, vale a dire di insegnamento, di catechesi e di formazione, che la dottrina sociale della Chiesa suscita, essa è destinata ad ogni cristiano, secondo le competenze, i carismi, gli uffici e la missione di annuncio propri di ciascuno [127]. La dottrina sociale implica altresì responsabilità relative alla costruzione, all'organizzazione e al funzionamento della società: obblighi politici, economici, amministrativi, vale a dire di natura secolare, che appartengono ai fedeli laici, non ai sacerdoti e ai religiosi [128]. Tali responsabilità competono ai laici in modo peculiare, in ragione della condizione secolare del loro stato di vita e dell'indole secolare della loro vocazione [129]: mediante tali responsabilità, i laici mettono in opera l'insegnamento sociale e adempiono la missione secolare della Chiesa [130].

Note: [127] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2039. [128] Cfr. Ibid, 2442. [129] Cfr. Giovanni Paolo II, Christifideles laici, 15: AAS 81 (1989) 413; Concilio Vaticano II, Lumen gentium, 31: AAS 57 (1965) 37. [130] Cfr. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 43: AAS 58 (1966) 1061-1064; Paolo VI, Populorum progressio, 81: AAS 59 (1967) 296-297.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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