Matteo 10,1-15

Matteo capitoli 10-19

Matteo 10,1-15

(Caritas in Veritate 14b) La tecnica, presa in se stessa, è ambivalente. Se da un lato, oggi, vi è chi propende ad affidarle interamente detto processo di sviluppo, dall'altro si assiste all'insorgenza di ideologie che negano in toto l'utilità stessa dello sviluppo, ritenuto radicalmente anti-umano e portatore solo di degradazione. Così, si finisce per condannare non solo il modo distorto e ingiusto con cui gli uomini talvolta orientano il progresso, ma le stesse scoperte scientifiche, che, se ben usate, costituiscono invece un'opportunità di crescita per tutti.

Dottrina sociale: formata nel corso del tempo

(CDS 72a) La dottrina sociale non è stata pensata da principio come un sistema organico, ma si è formata nel corso del tempo, attraverso i numerosi interventi del Magistero sui temi sociali. Tale genesi rende comprensibile il fatto che siano potute intervenire alcune oscillazioni circa la natura, il metodo e la struttura epistemologica della dottrina sociale della Chiesa. Preceduto da un significativo accenno nella «Laborem exercens» [100], un chiarimento decisivo in tal senso è contenuto nell'enciclica «Sollicitudo rei socialis»: la dottrina sociale della Chiesa «appartiene... non al campo dell'ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale» [101].

Note: [100] Cfr. Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 3: AAS 73 (1981) 58 3-584. [101] Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 41: AAS 80 (1988) 571.


(Mt 10, 1-15) Soccorrere il prossimo nelle sue necessità

[1] Chiamati a sé i dodici discepoli, diede loro il potere di scacciare gli spiriti immondi e di guarire ogni sorta di malattie e d'infermità. [2] I nomi dei dodici apostoli sono: primo, Simone, chiamato Pietro, e Andrea, suo fratello; Giacomo di Zebedèo e Giovanni suo fratello, [3] Filippo e Bartolomeo, Tommaso e Matteo il pubblicano, Giacomo di Alfeo e Taddeo, [4] Simone il Cananeo e Giuda l'Iscariota, che poi lo tradì. [5] Questi dodici Gesù li inviò dopo averli così istruiti: "Non andate fra i pagani e non entrate nelle città dei Samaritani; [6] rivolgetevi piuttosto alle pecore perdute della casa d'Israele. [7] E strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino. [8] Guarite gli infermi, risuscitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demòni. Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date. [9] Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, [10] né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l'operaio ha diritto al suo nutrimento. [11] In qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se vi sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza. [12] Entrando nella casa, rivolgetele il saluto. [13] Se quella casa ne sarà degna, la vostra pace scenda sopra di essa; ma se non ne sarà degna, la vostra pace ritorni a voi. [14] Se qualcuno poi non vi accoglierà e non darà ascolto alle vostre parole, uscite da quella casa o da quella città e scuotete la polvere dai vostri piedi. [15] In verità vi dico, nel giorno del giudizio il paese di Sòdoma e Gomorra avrà una sorte più sopportabile di quella città.

(CDS 184) L'amore della Chiesa per i poveri si ispira al Vangelo delle beatitudini, alla povertà di Gesù e alla Sua attenzione per i poveri. Tale amore riguarda la povertà materiale e anche le numerose forme di povertà culturale e religiosa [389]. La Chiesa, «fin dalle origini, malgrado l'infedeltà di molti dei suoi membri, non ha cessato di impegnarsi a sollevarli, a difenderli e a liberarli. Ciò ha fatto con innumerevoli opere di beneficenza, che rimangono sempre e dappertutto indispensabili» [390]. Ispirata al precetto evangelico: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8), la Chiesa insegna a soccorrere il prossimo nelle sue varie necessità e profonde nella comunità umana innumerevoli opere di misericordia corporali e spirituali: «Tra queste opere, fare l'elemosina ai poveri è una delle principali testimonianze della carità fraterna: è pure una pratica di giustizia che piace a Dio» [391], anche se la pratica della carità non si riduce all'elemosina, ma implica l'attenzione alla dimensione sociale e politica del problema della povertà. Sul rapporto tra carità e giustizia ritorna costantemente l'insegnamento della Chiesa: «Quando doniamo ai poveri le cose indispensabili, non facciamo loro delle elargizioni personali, ma rendiamo loro ciò che è loro. Più che compiere un atto di carità, adempiamo un dovere di giustizia» [392]. I Padri Conciliari raccomandano fortemente che si compia tale dovere «perché non si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia» [393]. L'amore per i poveri è certamente «inconciliabile con lo smodato amore per le ricchezze o con il loro uso egoistico» [394] (cfr. Gc 5,1-6).

Note: [389] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2444. [390] Catechismo della Chiesa Cattolica, 2448. [391] Catechismo della Chiesa Cattolica, 2447. [392] San Gregorio Magno, Regula pastoralis, 3, 21: PL 77, 87: «Nam cum quaelibet necessaria indigentibus ministramus, sua illis reddimus, non nostra largimur; iustitiae potius debitum soluimus, quam misericordiae opera implemus». [393] Concilio Vaticano II, Apostolicam actuositatem, 8: AAS 58 (1966) 845; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2446. [394] Catechismo della Chiesa Cattolica, 2445.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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