Matteo 10,16-25

Matteo 10,16-25

(Caritas in Veritate 14c) L'idea di un mondo senza sviluppo esprime sfiducia nell'uomo e in Dio. È, quindi, un grave errore disprezzare le capacità umane di controllare le distorsioni dello sviluppo o addirittura ignorare che l'uomo è costitutivamente proteso verso l'«essere di più». Assolutizzare ideologicamente il progresso tecnico oppure vagheggiare l'utopia di un'umanità tornata all'originario stato di natura sono due modi opposti per separare il progresso dalla sua valutazione morale e, quindi, dalla nostra responsabilità.

Dottrina sociale: sociale conforme alle esigenze del Vangelo

(CDS 72b) Essa non è definibile secondo parametri socio-economici. Non è un sistema ideologico o prammatico, teso a definire e comporre i rapporti economici, politici e sociali, ma una categoria a sé: essa è «l'accurata formulazione dei risultati di un'attenta riflessione sulle complesse realtà dell'esistenza dell'uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell'insegnamento del Vangelo sull'uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano» [102]

Note: [102] Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 41: AAS 80 (1988) 571.


(Mt 10, 16-25) Libertà religiosa per vivere nella verità

[16] Ecco: io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe. [17] Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; [18] e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. [19] E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: [20] non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. [21] Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. [22] E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato. [23] Quando vi perseguiteranno in una città, fuggite in un'altra; in verità vi dico: non avrete finito di percorrere le città di Israele, prima che venga il Figlio dell'uomo. [24] Un discepolo non è da più del maestro, né un servo da più del suo padrone; [25] è sufficiente per il discepolo essere come il suo maestro e per il servo come il suo padrone. Se hanno chiamato Beelzebùl il padrone di casa, quanto più i suoi familiari!

(CDS 155) Gli insegnamenti di Giovanni XXIII [314], del Concilio Vaticano II [315], di Paolo VI [316] hanno offerto ampie indicazioni della concezione dei diritti umani delineata dal Magistero. Giovanni Paolo II ne ha tracciato un elenco nell'enciclica «Centesimus annus»: «il diritto alla vita, di cui è parte integrante il diritto a crescere sotto il cuore della madre dopo essere stati generati; il diritto a vivere in una famiglia unita e in un ambiente morale, favorevole allo sviluppo della propria personalità; il diritto a maturare la propria intelligenza e la propria libertà nella ricerca e nella conoscenza della verità; il diritto a partecipare al lavoro per valorizzare i beni della terra ed a ricavare da esso il sostentamento proprio e dei propri cari; il diritto a fondare liberamente una famiglia e ad accogliere ed educare i figli, esercitando responsabilmente la propria sessualità. Fonte e sintesi di questi diritti è, in un certo senso, la libertà religiosa, intesa come diritto a vivere nella verità della propria fede ed in conformità alla trascendente dignità della propria persona» [317]. Il primo diritto ad essere enunciato in questo elenco è il diritto alla vita, dal concepimento fino al suo esito naturale [318], che condiziona l'esercizio di ogni altro diritto e comporta, in particolare, l'illiceità di ogni forma di aborto procurato e di eutanasia [319]. È sottolineato l'altissimo valore del diritto alla libertà religiosa: «tutti gli uomini devono restare immuni da costrizione da parte sia dei singoli, sia dei gruppi sociali e di qualsiasi autorità umana, così che in materia religiosa, entro certi limiti, nessuno sia forzato ad agire contro la propria coscienza, né sia impedito ad agire secondo la sua coscienza, in privato e in pubblico, da solo o associato ad altri» [320]. Il rispetto di tale diritto è un segno emblematico «dell'autentico progresso dell'uomo in ogni regime, in ogni società, sistema o ambiente» [321].

Note: [314] Cfr. Giovanni XXIII, Pacem in terris: AAS 55 (1963) 259-264. [315] Cfr. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 26: AAS 58 (1966) 1046-1047. [316] Cfr. Paolo VI, Discorso all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite (4 ottobre 1965), 6: AAS 57 (1965) 883-884; Id., Messaggio ai Vescovi riuniti per il Sinodo (26 ottobre 1974): AAS 66 (1974) 631-639. [317] Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 47: AAS 83 (1991) 851-852; cfr. anche Id., Discorso all'Assemblea generale delle Nazioni Unite (2 ottobre 1979), 13: AAS 71 (1979) 1152-1153. [318] Cfr. Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 2: AAS 87 (1995) 402. [319] Cfr. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 27: AAS 58 (1966) 1047-1048; Giovanni Paolo II, Veritatis splendor, 80: AAS 85 (1993) 1197-1198; IdEvangelium vitae, 7-28: AAS 87 (1995) 408-433. [320] Concilio Vaticano II, Dignitatis humanae, 2: AAS 58 (1966) 930-931. [321] Giovanni Paolo II, Redemptor hominis, 17: AAS 71 (1979) 300.


Sigle e Abbreviazioni
: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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