Matteo 12,15-21

Matteo 12,15-21

(Caritas in Veritate 18a) Oltre a richiedere la libertà, lo sviluppo umano integrale come vocazione esige anche che se ne rispetti la verità. La vocazione al progresso spinge gli uomini a «fare, conoscere e avere di più, per essere di più» [41]. Ma ecco il problema: che cosa significa «essere di più»? Alla domanda Paolo VI risponde indicando la connotazione essenziale dell'«autentico sviluppo»: esso «deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo» [42]. Nella concorrenza tra le varie visioni dell'uomo, che vengono proposte nella società di oggi ancor più che in quella di Paolo VI, la visione cristiana ha la peculiarità di affermare e giustificare il valore incondizionato della persona umana e il senso della sua crescita.

Note: [41] Populorum progressio, 6: l.c., 260. [42] Ibid., 14: l.c., 264.

Dottrina sociale: crescente interesse per la ricerca scientifica

(CDS 78b) La Chiesa riconosce e accoglie tutto ciò che contribuisce alla comprensione dell'uomo nella sempre più estesa, mutevole e complessa rete delle relazioni sociali. Essa è consapevole del fatto che ad una profonda conoscenza dell'uomo non si perviene con la sola teologia, senza i contributi di molti saperi, ai quali la teologia stessa fa riferimento.


(Mt 12, 15-21) L’uomo ha ricevuto tutto come dono

[15] Ma Gesù, saputolo, si allontanò di là. Molti lo seguirono ed egli guarì tutti, [16] ordinando loro di non divulgarlo, [17] perché si adempisse ciò che era stato detto dal profeta Isaia: [18] Ecco il mio servo che io ho scelto; il mio prediletto, nel quale mi sono compiaciuto. Porrò il mio spirito sopra di lui e annunzierà la giustizia alle genti. [19] Non contenderà, né griderà, né si udrà sulle piazze la sua voce. [20] La canna infranta non spezzerà, non spegnerà il lucignolo fumigante, finché abbia fatto trionfare la giustizia; [21] nel suo nome spereranno le genti.

(CDS 256) Il lavoro appartiene alla condizione originaria dell'uomo e precede la sua caduta; non è perciò né punizione né maledizione. Esso diventa fatica e pena a causa del peccato di Adamo ed Eva, che spezzano il loro rapporto fiducioso ed armonioso con Dio (cfr. Gen 3,6-8). La proibizione di mangiare «dell'albero della conoscenza del bene e del male» (Gen 2,17) ricorda all'uomo che egli ha ricevuto tutto come dono e che continua ad essere una creatura e non il Creatore. Il peccato di Adamo ed Eva fu provocato proprio da questa tentazione: «diventereste come Dio» (Gen 3,5). Essi vollero avere il dominio assoluto su tutte le cose, senza sottomettersi alla volontà del Creatore. Da allora, il suolo si fa avaro, ingrato, sordamente ostile (cfr. Gen 4,12); solo con il sudore della fronte sarà possibile trarne alimento (cfr. Gen 3,17.19). Nonostante il peccato dei progenitori, tuttavia, il disegno del Creatore, il senso delle Sue creature e, tra queste, dell'uomo, chiamato ad essere coltivatore e custode del creato, rimangono inalterati.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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