Matteo 16,1-4

Matteo 16,1-4

(Caritas in Veritate 24a) Il mondo che Paolo VI aveva davanti a sé, benché il processo di socializzazione fosse già avanzato così che egli poteva parlare di una questione sociale divenuta mondiale, era ancora molto meno integrato di quello odierno. Attività economica e funzione politica si svolgevano in gran parte dentro lo stesso ambito spaziale e potevano quindi fare reciproco affidamento. L'attività produttiva avveniva prevalentemente all'interno dei confini nazionali e gli investimenti finanziari avevano una circolazione piuttosto limitata all'estero, sicché la politica di molti Stati poteva ancora fissare le priorità dell'economia e, in qualche modo, governarne l'andamento con gli strumenti di cui ancora disponeva. Per questo motivo la Populorum progressio assegnava un compito centrale, anche se non esclusivo, ai «poteri pubblici» [59].

Note: [59] Cfr Populorum progressio, nn. 23.33: l.c., 268-269. 273-274.

Dottrina sociale: cercare e trovare l'uomo dov’è e vive

(CDS 86b) Madre e Maestra, la Chiesa non si chiude e non si ritrae in se stessa, ma è sempre esposta, protesa e rivolta verso l'uomo, il cui destino di salvezza è la propria ragion d'essere. Essa è tra gli uomini l'icona vivente del Buon Pastore, che va a cercare e a trovare l'uomo là dov'egli è, nella condizione esistenziale e storica del suo vissuto. Qui la Chiesa gli si fa incontro con il Vangelo, messaggio di liberazione e di riconciliazione, di giustizia e di pace.


(Mt 16, 1-4) Cercare scelte operative concrete ed efficaci

[1] I farisei e i sadducei si avvicinarono per metterlo alla prova e gli chiesero che mostrasse loro un segno dal cielo. [2] Ma egli rispose: "Quando si fa sera, voi dite: Bel tempo, perché il cielo rosseggia; [3] e al mattino: Oggi burrasca, perché il cielo è rosso cupo. Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non sapete distinguere i segni dei tempi? [4] Una generazione perversa e adultera cerca un segno, ma nessun segno le sarà dato se non il segno di Giona". E lasciatili, se ne andò.

(CDS 568) Il fedele laico è chiamato a individuare, nelle concrete situazioni politiche, i passi realisticamente possibili per dare attuazione ai principi e ai valori morali propri della vita sociale. Ciò esige un metodo di discernimento [1188], personale e comunitario, articolato attorno ad alcuni punti nodali: la conoscenza delle situazioni, analizzate con l'aiuto delle scienze sociali e degli strumenti adeguati; la riflessione sistematica sulle realtà, alla luce del messaggio immutabile del Vangelo e dell'insegnamento sociale della Chiesa; l'individuazione delle scelte orientate a far evolvere in senso positivo la situazione presente. Dalla profondità dell'ascolto e dell'interpretazione della realtà possono nascere scelte operative concrete ed efficaci; ad esse, tuttavia, non si deve mai attribuire un valore assoluto, perché nessun problema può essere risolto in modo definitivo: «la fede non ha mai preteso di imbrigliare in un rigido schema i contenuti socio-politici, consapevole che la dimensione storica in cui l'uomo vive impone di verificare la presenza di situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli» [1189].

Note: [1188] Cfr. Congregazione per l'Educazione Cattolica, Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale, 8, Tipografia Poliglotta Vaticana, Roma 1988, pp. 13-14. [1189] Congregazione per la Dottrina della Fede, Nota Dottrinale circa alcune questioni riguardanti l'impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica (24 novembre 2002), 7, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 2002, p. 16.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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