Matteo 19,20-26

Matteo 19,20-26

(Caritas in Veritate 29c) Dio è il garante del vero sviluppo dell'uomo, in quanto, avendolo creato a sua immagine, ne fonda altresì la trascendente dignità e ne alimenta il costitutivo anelito ad “essere di più”. L'uomo non è un atomo sperduto in un universo casuale [70], ma è una creatura di Dio, a cui Egli ha voluto donare un'anima immortale e che ha da sempre amato. Se l'uomo fosse solo frutto o del caso o della necessità, oppure se dovesse ridurre le sue aspirazioni all'orizzonte ristretto delle situazioni in cui vive, se tutto fosse solo storia e cultura, e l'uomo non avesse una natura destinata a trascendersi in una vita soprannaturale, si potrebbe parlare di incremento o di evoluzione, ma non di sviluppo.

Note: [70] Cfr Benedetto XVI, Omelia alla Santa Messa nell’“Islinger Feld” di Regensburg (12 settembre 2006): Insegnamenti II, 2 (2006), 252-256.

Dottrina sociale: Pio XII e rapporto tra morale e diritto

(CDS 93c) Una delle caratteristiche degli interventi di Pio XII sta nel rilievo dato al rapporto tra morale e diritto. Il Papa insiste sulla nozione di diritto naturale, come anima dell'ordinamento che va instaurato sul piano sia nazionale sia internazionale. Un altro aspetto importante dell'insegnamento di Pio XII sta nella sua attenzione per le categorie professionali e imprenditoriali, chiamate a concorrere in special modo al raggiungimento del bene comune: «Per la sua sensibilità e intelligenza nel cogliere i “segni dei tempi”, Pio XII può considerarsi il precursore immediato del Concilio Vaticano II e dell'insegnamento sociale dei Papi che gli sono succeduti» [162].

Note: [162] Congregazione per l'Educazione Cattolica, Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale, 22, Tipografia Poliglotta Vaticana, Roma 1988, p. 25.


(Mt 19, 20-26) Chi tiene ricchezze per sé non è innocente

[20] Il giovane gli disse: "Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?". [21] Gli disse Gesù: "Se vuoi essere perfetto, và, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi". [22] Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze. [23] Gesù allora disse ai suoi discepoli: "In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. [24] Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli". [25] A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: "Chi si potrà dunque salvare?". [26] E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: "Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile".

(CDS 329) Le ricchezze realizzano la loro funzione di servizio all'uomo quando sono destinate a produrre benefici per gli altri e la società [685]: «Come potremmo fare del bene al prossimo — si chiede Clemente Alessandrino — se tutti non possedessero nulla?» [686]. Nella visione di san Giovanni Crisostomo, le ricchezze appartengono ad alcuni affinché essi possano acquistare merito condividendole con gli altri [687]. Esse sono un bene che viene da Dio: chi lo possiede lo deve usare e far circolare, così che anche i bisognosi possano goderne; il male va visto nell'attaccamento smodato alle ricchezze, nella volontà di accaparrarsele. San Basilio il Grande invita i ricchi ad aprire le porte dei loro magazzini ed esclama: «Un grande fiume si riversa, in mille canali, sul terreno fertile: così, per mille vie, tu fa' giungere la ricchezza nelle abitazioni dei poveri» [688]. La ricchezza, spiega san Basilio, è come l'acqua che sgorga sempre più pura dalla fontana se viene attinta con frequenza, mentre imputridisce se la fontana rimane inutilizzata [689]. Il ricco, dirà più tardi san Gregorio Magno, non è che un amministratore di ciò che possiede; dare il necessario a chi ne ha bisogno è opera da compiere con umiltà, perché i beni non appartengono a chi li distribuisce. Chi tiene le ricchezze solo per sé non è innocente; darle a chi ne ha bisogno significa pagare un debito [690]

Note: [685] Cfr. Erma, Pastor, Liber Tertium, Similitudo I: PG 2, 954. [686] Clemente d'Alessandria, Quis dives salvetur, 13: PG 9, 618. [687] Cfr. San Giovanni Crisostomo, Homiliae XXI de Statuis ad populum Antiochenum habitae, 2, 6-8: PG 49, 41-46. [688] San Basilio Magno, Homilia in illud Lucae, Destruam horrea mea, 5: PG 31, 271). [689] Cfr. San Basilio Magno, Homilia in illud Lucae, Destruam horrea mea, 5: PG 31, 271. [690] Cfr. San Gregorio Magno, Regula pastoralis, 3, 21: PL 77, 87-89. Titolo del § 21: «Quomodo admonendi qui aliena non appetunt, sed sua retinent; et qui sua tribuentes, aliena tamen rapiunt».

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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