Mt 20,20-28

Mt 20,20-28

(Caritas in Veritate 31a) Questo significa che le valutazioni morali e la ricerca scientifica devono crescere insieme e che la carità deve animarle in un tutto armonico interdisciplinare, fatto di unità e di distinzione. La dottrina sociale della Chiesa, che ha «un'importante dimensione interdisciplinare» [77], può svolgere, in questa prospettiva, una funzione di straordinaria efficacia. Essa consente alla fede, alla teologia, alla metafisica e alle scienze di trovare il loro posto entro una collaborazione a servizio dell'uomo. È soprattutto qui che la dottrina sociale della Chiesa attua la sua dimensione sapienziale. Paolo VI aveva visto con chiarezza che tra le cause del sottosviluppo c'è una mancanza di sapienza, di riflessione, di pensiero in grado di operare una sintesi orientativa [78], per la quale si richiede «una visione chiara di tutti gli aspetti economici, sociali, culturali e spirituali» [79].

Note: [77] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 59: l.c., 864. [78] Cfr Lett. enc. Populorum progressio, 40.85: l.c., 277. 298- 299. [79] Ibid., 13: l.c., 263-264.

«Gaudium et spes»: le attese del mondo contemporaneo

(CDS 96a) La Costituzione pastorale «Gaudium et spes» [172], del Concilio Vaticano II, costituisce una significativa risposta della Chiesa alle attese del mondo contemporaneo. In tale Costituzione, «in sintonia con il rinnovamento ecclesiologico, si riflette una nuova concezione di essere comunità dei credenti e popolo di Dio. Essa ha suscitato quindi nuovo interesse per la dottrina contenuta nei documenti precedenti circa la testimonianza e la vita dei cristiani, come vie autentiche per rendere visibile la presenza di Dio nel mondo» [173].

Note: [172] Cfr. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes: AAS 58 (1966) 1025-1120. [173] Congregazione per l'Educazione Cattolica, Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale, 24, Tipografia Poliglotta Vaticana, Roma 1988, p. 27.


(Mt 20, 20-28) Rottura con Dio e divisione tra fratelli

[20] Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. [21] Egli le disse: "Che cosa vuoi?". Gli rispose: "Dì che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno". [22] Rispose Gesù: "Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?". Gli dicono: "Lo possiamo". [23] Ed egli soggiunse: "Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio". [24] Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; [25] ma Gesù, chiamatili a sé, disse: "I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. [26] Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, [27] e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; [28] appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti".

(CDS 116) Alla radice delle lacerazioni personali e sociali, che offendono in varia misura il valore e la dignità della persona umana, si trova una ferita nell'intimo dell'uomo: «Alla luce della fede noi la chiamiamo il peccato: cominciando dal peccato originale, che ciascuno porta dalla nascita come un'eredità ricevuta dai progenitori, fino al peccato che ciascuno commette, abusando della propria libertà» [224]. La conseguenza del peccato, in quanto atto di separazione da Dio, è appunto l'alienazione, cioè la divisione dell'uomo non solo da Dio, ma anche da se stesso, dagli altri uomini e dal mondo circostante: «la rottura con Dio sfocia drammaticamente nella divisione tra i fratelli. Nella descrizione del “primo peccato”, la rottura con Jahve spezza al tempo stesso il filo dell'amicizia che univa la famiglia umana, cosicché le pagine successive della Genesi ci mostrano l'uomo e la donna, che puntano quasi il dito accusatore l'uno contro l'altra (cfr. Gen 3,12); poi il fratello che, ostile al fratello, finisce col togliergli la vita (cfr. Gen 4,2-16). Secondo la narrazione dei fatti di Babele, la conseguenza del peccato è la frantumazione della famiglia umana, già cominciata col primo peccato e ora giunta all'estremo nella sua forma sociale» [225]. Riflettendo sul mistero del peccato non si può non considerare questa tragica concatenazione di causa e di effetto.

Note: [224] Giovanni Paolo II, Reconciliatio et paenitentia, 2: AAS 77 (1985) 188; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1849. [225] Ibid., 15: AAS 77 (1985) 212-213.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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