Mt 23,1-12

Mt 23,1-12

(Caritas in Veritate 34g) La comunità degli uomini può essere costituita da noi stessi, ma non potrà mai con le sole sue forze essere una comunità pienamente fraterna né essere spinta oltre ogni confine, ossia diventare una comunità veramente universale: l'unità del genere umano, una comunione fraterna oltre ogni divisione, nasce dalla con-vocazione della parola di Dio-Amore. Nell'affrontare questa decisiva questione, dobbiamo precisare, da un lato, che la logica del dono non esclude la giustizia e non si giustappone ad essa in un secondo momento e dall'esterno e, dall'altro, che lo sviluppo economico, sociale e politico ha bisogno, se vuole essere autenticamente umano, di fare spazio al principio di gratuità come espressione di fraternità.

«Sollicitudo rei socialis»: pace frutto di giustizia e solidarietà

(CDS 102c) Giovanni Paolo II, evocando il motto del pontificato di Pio XII, «Opus iustitiae pax», la pace come frutto della giustizia, commenta: «Oggi si potrebbe dire, con la stessa esattezza e la stessa forza di ispirazione biblica (cfr. Is 32,17; Gc 3,18): Opus solidaritatis pax, la pace come frutto della solidarietà» [191].

Note: [191] Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 39: AAS 80 (1988) 568.


(Mt 23, 1-12) Diritti e doveri indissolubilmente congiunti

[1] Allora Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: [2] "Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei.[3] Quanto vi dicono, fatelo e osservatelo, ma non fate secondo le loro opere, perché dicono e non fanno. [4] Legano infatti pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. [5] Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filattèri e allungano le frange; [6] amano posti d'onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe [7] e i saluti nelle piazze, come anche sentirsi chiamare "rabbì" dalla gente. [8] Ma voi non fatevi chiamare "rabbì", perché uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli. [9] E non chiamate nessuno "padre" sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello del cielo. [10] E non fatevi chiamare "maestri", perché uno solo è il vostro Maestro, il Cristo. [11] Il più grande tra voi sia vostro servo; [12] chi invece si innalzerà sarà abbassato e chi si abbasserà sarà innalzato.

(CDS 156) Connesso inscindibilmente al tema dei diritti è quello relativo ai doveri dell'uomo, che trova negli interventi del Magistero un'adeguata accentuazione. Più volte viene richiamata la reciproca complementarità tra diritti e doveri, indissolubilmente congiunti, in primo luogo nella persona umana che ne è il soggetto titolare [322]. Tale legame presenta anche una dimensione sociale: «Nella convivenza umana ogni diritto naturale in una persona comporta un rispettivo dovere in tutte le altre persone: il dovere di riconoscere e rispettare quel diritto» [323]. Il Magistero sottolinea la contraddizione insita in un'affermazione dei diritti che non preveda una correlativa responsabilità: «Coloro pertanto che, mentre rivendicano i propri diritti, dimenticano o non mettono nel debito rilievo i rispettivi doveri, corrono il pericolo di costruire con una mano e distruggere con l'altra» [324].

Note: [322] Cfr. Giovanni XXIII, Pacem in terris: AAS 55 (1963) 259-264; Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 26: AAS 58 (1966) 1046-1047. [323] Pacem in terris: AAS 55 (1963) 264. [324] Ibid.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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