Mt 23,16-24

Mt 23,16-24

(Caritas in Veritate 35b) Opportunamente Paolo VI nella Populorum progressio sottolineava il fatto che lo stesso sistema economico avrebbe tratto vantaggio da pratiche generalizzate di giustizia, in quanto i primi a trarre beneficio dallo sviluppo dei Paesi poveri sarebbero stati quelli ricchi [90]. Non si trattava solo di correggere delle disfunzioni mediante l'assistenza. I poveri non sono da considerarsi un «fardello» [91], bensì una risorsa anche dal punto di vista strettamente economico. È tuttavia da ritenersi errata la visione di quanti pensano che l'economia di mercato abbia strutturalmente bisogno di una quota di povertà e di sottosviluppo per poter funzionare al meglio. È interesse del mercato promuovere emancipazione, ma per farlo veramente non può contare solo su se stesso, perché non è in grado di produrre da sé ciò che va oltre le sue possibilità. Esso deve attingere energie morali da altri soggetti, che sono capaci di generarle.

Note: [90] Cfr n. 49: l.c., 281. [91] Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 28: l.c., 827-828.

Dottrina sociale: suo asse la reciprocità tra Dio e l'uomo

(CDS 103b) Giovanni Paolo II mette in evidenza come l'insegnamento sociale della Chiesa corra lungo l'asse della reciprocità tra Dio e l'uomo: riconoscere Dio in ogni uomo e ogni uomo in Dio è la condizione di un autentico sviluppo umano. L'articolata ed approfondita analisi delle «res novae», e specialmente della grande svolta del 1989 con il crollo del sistema sovietico, contiene un apprezzamento per la democrazia e per l'economia libera, nel quadro di un'indispensabile solidarietà.


(Mt 23, 16-24) Dottrina sociale: destinazione universale

[16] Guai a voi, guide cieche, che dite: Se si giura per il tempio non vale, ma se si giura per l'oro del tempio si è obbligati. [17] Stolti e ciechi: che cosa è più grande, l'oro o il tempio che rende sacro l'oro? [18] E dite ancora: Se si giura per l'altare non vale, ma se si giura per l'offerta che vi sta sopra, si resta obbligati. [19] Ciechi! Che cosa è più grande, l'offerta o l'altare che rende sacra l'offerta? [20] Ebbene, chi giura per l'altare, giura per l'altare e per quanto vi sta sopra; [21] e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che l'abita. [22] E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso. [23] Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima della menta, dell'anèto e del cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste cose bisognava praticare, senza omettere quelle. [24] Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!

(CDS 84) Oltre la destinazione, primaria e specifica, ai figli della Chiesa, la dottrina sociale ha una destinazione universale. La luce del Vangelo, che la dottrina sociale riverbera sulla società, illumina tutti gli uomini, ed ogni coscienza e intelligenza sono in grado di cogliere la profondità umana dei significati e dei valori da essa espressi e la carica di umanità e di umanizzazione delle sue norme d'azione. Sicché tutti, in nome dell'uomo, della sua dignità una e unica e della sua tutela e promozione nella società, tutti, in nome dell'unico Dio, Creatore e fine ultimo dell'uomo, sono destinatari della dottrina sociale della Chiesa [131]. La dottrina sociale è un insegnamento espressamente rivolto a tutti gli uomini di buona volontà [132] e, infatti, è ascoltato dai membri delle altre Chiese e Comunità Ecclesiali, dai seguaci di altre tradizioni religiose e da persone che non fanno parte di alcun gruppo religioso.

Note: [131] Cfr. Giovanni XXIII, Mater et magistra: AAS 53 (1961) 453. [132] A cominciare dall'enciclica Pacem in terris di Giovanni XXIII tale destinazione è indicata nell'indirizzo iniziale di ogni documento sociale.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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