Mt 25,14-18

Mt 25,14-18

(Caritas in Veritate 39a) Paolo VI nella Populorum progressio chiedeva di configurare un modello di economia di mercato capace di includere, almeno tendenzialmente, tutti i popoli e non solamente quelli adeguatamente attrezzati. Chiedeva che ci si impegnasse a promuovere un mondo più umano per tutti, un mondo nel quale tutti avessero «qualcosa da dare e da ricevere, senza che il progresso degli uni costituisca un ostacolo allo sviluppo degli altri» [94]. Egli in questo modo estendeva al piano universale le stesse richieste e aspirazioni contenute nella Rerum novarum, scritta quando per la prima volta, in conseguenza della rivoluzione industriale, si affermò l'idea — sicuramente avanzata per quel tempo — che l'ordine civile per reggersi aveva bisogno anche dell'intervento ridistributivo dello Stato.

Note: [94] Sollicitudo rei socialis, 44: l.c., 279.

Dottrina sociale: «corpus» di principi unitari connessi e articolati

(CDS 162a) I principi della dottrina sociale devono essere apprezzati nella loro unitarietà, connessione e articolazione. Tale esigenza si radica nel significato attribuito dalla Chiesa stessa alla propria dottrina sociale, di «corpus» dottrinale unitario che interpreta le realtà sociali in modo organico [344]. L'attenzione verso ogni singolo principio nella sua specificità non deve condurre ad un suo utilizzo parziale ed errato, che avviene qualora lo si invochi come fosse disarticolato e sconnesso rispetto a tutti gli altri.

Note: [344] Cfr. Giovanni Paolo II, Sollicitudo rei socialis, 1: AAS 80 (1988) 513-514.


(Mt 25, 14-18) Il lavoro umano ha una duplice dimensione

[14] Avverrà come di un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. [15] A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. [16] Colui che aveva ricevuto cinque talenti, andò subito a impiegarli e ne guadagnò altri cinque. [17] Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. [18] Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone.

(CDS 270) Il lavoro umano ha una duplice dimensione: oggettiva e soggettiva. In senso oggettivo è l'insieme di attività, risorse, strumenti e tecniche di cui l'uomo si serve per produrre, per dominare la terra, secondo le parole del Libro della Genesi. Il lavoro in senso soggettivo è l'agire dell'uomo in quanto essere dinamico, capace di compiere varie azioni che appartengono al processo del lavoro e che corrispondono alla sua vocazione personale: «L'uomo deve soggiogare la terra, la deve dominare, perché come “immagine di Dio” è una persona, cioè un essere soggettivo capace di agire in modo programmato e razionale, capace di decidere di sé e tendente a realizzare se stesso. Come persona, l'uomo è quindi soggetto del lavoro» [586]. Il lavoro in senso oggettivo costituisce l'aspetto contingente dell'attività dell'uomo, che varia incessantemente nelle sue modalità con il mutare delle condizioni tecniche, culturali, sociali e politiche. In senso soggettivo si configura, invece, come la sua dimensione stabile, perché non dipende da quel che l'uomo realizza concretamente né dal genere di attività che esercita, ma solo ed esclusivamente dalla sua dignità di essere personale. La distinzione è decisiva sia per comprendere qual è il fondamento ultimo del valore e della dignità del lavoro, sia in ordine al problema di un'organizzazione dei sistemi economici e sociali rispettosa dei diritti dell'uomo.

Note: [586] Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 6: AAS 73 (1981) 589-590.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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