Mt 26,14-16

Mt 26,14-16

(Caritas in Veritate (CV 41a) Nel contesto di questo discorso è utile osservare che l'imprenditorialità ha e deve sempre più assumere un significato plurivalente. La perdurante prevalenza del binomio mercato-Stato ci ha abituati a pensare esclusivamente all'imprenditore privato di tipo capitalistico da un lato e al dirigente statale dall'altro. In realtà, l'imprenditorialità va intesa in modo articolato. Ciò risulta da una serie di motivazioni metaeconomiche. L'imprenditorialità, prima di avere un significato professionale, ne ha uno umano [98]. Essa è inscritta in ogni lavoro, visto come «actus personae» [99], per cui è bene che a ogni lavoratore sia offerta la possibilità di dare il proprio apporto in modo che egli stesso «sappia di lavorare “in proprio”» [100].

Note: [98] Cfr Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 32: l.c., 832-833; Paolo VI, Populorum progressio, 25: l.c., 269-270. [99] Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 24: l.c., 637-638. [100] Ibid., 15: l.c., 616-618.

Dottrina sociale: valori sociali - verità libertà giustizia amore

(CDS 197b) Tutti i valori sociali sono inerenti alla dignità della persona umana, della quale favoriscono l'autentico sviluppo, e sono, essenzialmente: la verità, la libertà, la giustizia, l'amore [427]. La loro pratica è via sicura e necessaria per raggiungere il perfezionamento personale e una convivenza sociale più umana; essi costituiscono l'imprescindibile riferimento per i responsabili della cosa pubblica, chiamati ad attuare «le riforme sostanziali delle strutture economiche, politiche, culturali e tecnologiche e i necessari cambiamenti nelle istituzioni» [428].

Note: [427] Cfr. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 26: AAS 58 (1966) 1046-1047; Giovanni XXIII, Pacem in terris: AAS 55 (1963) 265-266. [428] Congregazione per l'Educazione Cattolica, Orientamenti per lo studio e l'insegnamento della dottrina sociale della Chiesa nella formazione sacerdotale, 43, Tipografia Poliglotta Vaticana, Roma 1988, pp. 43-44.


(Mt 26, 14-16) Attaccamento al denaro radice di tutti i mali

[14] Allora uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariota, andò dai sommi sacerdoti [15] e disse: "Quanto mi volete dare perché io ve lo consegni?". E quelli gli fissarono trenta monete d'argento. [16] Da quel momento cercava l'occasione propizia per consegnarlo.

(CDS 328) I beni, anche se legittimamente posseduti, mantengono sempre una destinazione universale; è immorale ogni forma di indebita accumulazione, perché in aperto contrasto con la destinazione universale assegnata da Dio Creatore a tutti i beni. La salvezza cristiana, infatti, è una liberazione integrale dell'uomo, liberazione dal bisogno, ma anche rispetto al possesso stesso: «L'attaccamento al denaro infatti è la radice di tutti i mali; per il suo sfrenato desiderio alcuni hanno deviato dalla fede» (1 Tm 6,10). I Padri della Chiesa insistono sulla necessità della conversione e della trasformazione delle coscienze dei credenti, più che su esigenze di cambiamento delle strutture sociali e politiche del loro tempo, sollecitando chi svolge un'attività economica e possiede beni a considerarsi amministratore di quanto Dio gli ha affidato.


Sigle e Abbreviazioni
: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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