Mt 26,26-30

Mt 26,26-30

(Caritas in Veritate 41c) Anche l'autorità politica ha un significato plurivalente, che non può essere dimenticato, mentre si procede alla realizzazione di un nuovo ordine economico-produttivo, socialmente responsabile e a misura d'uomo. Come si intende coltivare un'imprenditorialità differenziata sul piano mondiale, così si deve promuovere un'autorità politica distribuita e attivantesi su più piani. L'economia integrata dei giorni nostri non elimina il ruolo degli Stati, piuttosto ne impegna i Governi ad una più forte collaborazione reciproca. Ragioni di saggezza e di prudenza suggeriscono di non proclamare troppo affrettatamente la fine dello Stato. In relazione alla soluzione della crisi attuale, il suo ruolo sembra destinato a crescere, riacquistando molte delle sue competenze.

Dottrina sociale: diritti dei bambini

(CDS 244a) La dottrina sociale della Chiesa indica costantemente l'esigenza di rispettare la dignità dei bambini: «Nella famiglia, comunità di persone, deve essere riservata una specialissima attenzione al bambino, sviluppando una profonda stima per la sua dignità personale, come pure un grande rispetto e un generoso servizio per i suoi diritti. Ciò vale di ogni bambino, ma acquista una singolare urgenza quanto più il bambino è piccolo e bisognoso di tutto, malato, sofferente o handicappato» [554].

Note: [554] (Giovanni Paolo II, Familiaris consortio, 26: AAS 74 (1982) 111-112.


(Mt 26, 26-30) Riposo festivo dovere e diritto per tutti

[26] Ora, mentre essi mangiavano, Gesù prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede ai discepoli dicendo: "Prendete e mangiate; questo è il mio corpo". [27] Poi prese il calice e, dopo aver reso grazie, lo diede loro, dicendo: "Bevetene tutti, [28] perché questo è il mio sangue dell'alleanza, versato per molti, in remissione dei peccati. [29] Io vi dico che da ora non berrò più di questo frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio". [30] E dopo aver cantato l'inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

(CDS 284) Il riposo festivo è un diritto [609]. Dio «cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro» (Gen 2,2): anche gli uomini, creati a Sua immagine, devono godere di sufficiente riposo e tempo libero che permetta loro di curare la vita familiare, culturale, sociale e religiosa [610]. A ciò contribuisce l'istituzione del giorno del Signore [611]. I credenti, durante la domenica e negli altri giorni festivi di precetto, devono astenersi da «lavori o attività che impediscano il culto dovuto a Dio, la letizia propria del giorno del Signore, la pratica delle opere di misericordia e la necessaria distensione della mente e del corpo» [612]. Necessità familiari o esigenze di utilità sociale possono legittimamente esentare dal riposo domenicale, ma non devono creare abitudini pregiudizievoli per la religione, la vita di famiglia e la salute.

Note: [609] Cfr. Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 19: AAS 73 (1981) 625-629; Id., Centesimus annus, 9: AAS 83 (1991) 804. [610] Cfr. Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 67: AAS 58 (1966) 1088-1089. [611] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2184. [612] Ibid., 2185.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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