Mt 27,31-38

Mt 27,31-38

(Caritas in Veritate 43a) «La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere» [105]. Molte persone, oggi, tendono a coltivare la pretesa di non dover niente a nessuno, tranne che a se stesse. Ritengono di essere titolari solo di diritti e incontrano spesso forti ostacoli a maturare una responsabilità per il proprio e l'altrui sviluppo integrale. Per questo è importante sollecitare una nuova riflessione su come i diritti presuppongano doveri senza i quali si trasformano in arbitrio [106]. Si assiste oggi a una pesante contraddizione. Mentre, per un verso, si rivendicano presunti diritti, di carattere arbitrario e voluttuario, con la pretesa di vederli riconosciuti e promossi dalle strutture pubbliche, per l'altro verso, vi sono diritti elementari e fondamentali disconosciuti e violati nei confronti di tanta parte dell'umanità [107].

Note: [105] Paolo VI, Populorum progressio, 17: l.c., 265-266. [106] Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2003, 5: AAS 95 (2003), 343. [107] Cfr ibid.

Dottrina sociale: nessun mutamento è deterministico

(CDS 317a) Di fronte alle imponenti «res novae» del mondo del lavoro, la dottrina sociale della Chiesa raccomanda, prima di tutto, di evitare l'errore di ritenere che i mutamenti in atto avvengano in modo deterministico. Il fattore decisivo e «l'arbitro» di questa complessa fase di cambiamento è ancora una volta l'uomo, che deve restare il vero protagonista del suo lavoro. Egli può e deve farsi carico in modo creativo e responsabile delle attuali innovazioni e riorganizzazioni, così che esse giovino alla crescita della persona, della famiglia, delle società e dell'intera famiglia umana [677]

Note: [677] Cfr. Giovanni Paolo II, Laborem exercens, 10: AAS 73 (1981) 600-602.


(Mt 27, 31-38) Vera solidarietà condividere lo stesso debito

[31] Dopo averlo così schernito, lo spogliarono del mantello, gli fecero indossare i suoi vestiti e lo portarono via per crocifiggerlo. [32] Mentre uscivano, incontrarono un uomo di Cirène, chiamato Simone, e lo costrinsero a prender su la croce di lui. [33] Giunti a un luogo detto Gòlgota, che significa luogo del cranio, [34] gli diedero da bere vino mescolato con fiele; ma egli, assaggiatolo, non ne volle bere. [35] Dopo averlo quindi crocifisso, si spartirono le sue vesti tirandole a sorte. [36] E sedutisi, gli facevano la guardia. [37] Al di sopra del suo capo, posero la motivazione scritta della sua condanna: "Questi è Gesù, il re dei Giudei". [38] Insieme con lui furono crocifissi due ladroni, uno a destra e uno a sinistra.

(CDS 195) Il principio della solidarietà comporta che gli uomini del nostro tempo coltivino maggiormente la consapevolezza del debito che hanno nei confronti della società entro la quale sono inseriti: sono debitori di quelle condizioni che rendono vivibile l'umana esistenza, come pure di quel patrimonio, indivisibile e indispensabile, costituito dalla cultura, dalla conoscenza scientifica e tecnologica, dai beni materiali e immateriali, da tutto ciò che la vicenda umana ha prodotto. Un simile debito va onorato nelle varie manifestazioni dell'agire sociale, così che il cammino degli uomini non si interrompa, ma resti aperto alle generazioni presenti e a quelle future, chiamate insieme, le une e le altre, a condividere, nella solidarietà, lo stesso dono.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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