Mt 27,62-66

Mt 27,62-66

(Caritas in Veritate 44c) La responsabilità vieta infatti sia di considerare la sessualità una semplice fonte di piacere, sia di regolarla con politiche di forzata pianificazione delle nascite. In ambedue i casi si è in presenza di concezioni e di politiche materialistiche, nelle quali le persone finiscono per subire varie forme di violenza. A tutto ciò si deve opporre la competenza primaria delle famiglie in questo campo [111], rispetto allo Stato e alle sue politiche restrittive, nonché un'appropriata educazione dei genitori. L'apertura moralmente responsabile alla vita è una ricchezza sociale ed economica. Grandi Nazioni hanno potuto uscire dalla miseria anche grazie al grande numero e alle capacità dei loro abitanti.

Note: [111] Cfr Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, l.c., 275-276.

Dottrina sociale: mostra il significato sociale del Vangelo

(CDS 521a) Consapevole della forza rinnovatrice del cristianesimo anche nei confronti della cultura e della realtà sociale [1105], la Chiesa offre il contributo del proprio insegnamento alla costruzione della comunità degli uomini, mostrando il significato sociale del Vangelo [1106]. Alla fine dell'Ottocento, il Magistero della Chiesa affrontò organicamente le gravi questioni sociali dell'epoca, stabilendo «un paradigma permanente per la Chiesa.

Note: [1105] Cfr. Congregazione per il Clero, Direttorio generale per la catechesi, 18, LEV, Città del Vaticano 1997, p. 24. [1106] Cfr. Giovanni Paolo II, Redemptoris missio, 11: AAS 83 (1991) 259-260.


(Mt 27, 62-66) Considerare il corpo degno d'onore

[62] Il giorno seguente, quello dopo la Parasceve, si riunirono presso Pilato i sommi sacerdoti e i farisei, dicendo: [63] "Signore, ci siamo ricordati che quell'impostore disse mentre era vivo: Dopo tre giorni risorgerò. [64] Ordina dunque che sia vigilato il sepolcro fino al terzo giorno, perché non vengano i suoi discepoli, lo rubino e poi dicano al popolo: È risuscitato dai morti. Così quest'ultima impostura sarebbe peggiore della prima!". [65] Pilato disse loro: "Avete la vostra guardia, andate e assicuratevi come credete". [66] Ed essi andarono e assicurarono il sepolcro, sigillando la pietra e mettendovi la guardia.

(CDS 128) Mediante la sua corporeità l'uomo unifica in sé gli elementi del mondo materiale, che «in lui toccano il loro vertice ed alzano la voce per la libera lode del Creatore» [240]. Questa dimensione permette all'uomo di inserirsi nel mondo materiale, luogo della sua realizzazione e della sua libertà, non come in una prigione o in un esilio. Non è lecito disprezzare la vita corporale; l'uomo, anzi, «è tenuto a considerare buono e degno d'onore il proprio corpo, perché creato da Dio e destinato alla risurrezione nell'ultimo giorno» [241]. La dimensione corporale, tuttavia, in seguito alla ferita del peccato, fa sperimentare all'uomo le ribellioni del corpo e le perverse inclinazioni del cuore, su cui egli deve sempre vigilare per non rimanerne schiavo e per non restare vittima d'una visione puramente terrena della sua vita. Con la sua spiritualità l'uomo supera la totalità delle cose e penetra nella struttura più profonda della realtà. Quando si volge al cuore, quando, cioè, riflette sul proprio destino, l'uomo si scopre superiore al mondo materiale, per la sua dignità unica di interlocutore di Dio, sotto il cui sguardo decide della sua vita. Egli, nella sua vita interiore, riconosce di avere «in se stesso un'anima spirituale e immortale» e sa di non essere soltanto «una particella della natura o un elemento anonimo della città umana» [242].

Note: [240] Concilio Vaticano II, Gaudium et spes, 14: AAS 58 (1966) 1035; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 364. [241] Gaudium et spes, 14: AAS 58 (1966) 1035. [242] Gaudium et spes, 14: AAS 58 (1966) 1036; cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 363. 1703.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

Post più popolari