Mc 10,1-12

Mc 10,1-12

(Caritas in Veritate 18b) La vocazione cristiana allo sviluppo aiuta a perseguire la promozione di tutti gli uomini e di tutto l'uomo. Scriveva Paolo VI: «Ciò che conta per noi è l'uomo, ogni uomo, ogni gruppo d'uomini, fino a comprendere l'umanità tutta intera» [43]. La fede cristiana si occupa dello sviluppo non contando su privilegi o su posizioni di potere e neppure sui meriti dei cristiani, che pure ci sono stati e ci sono anche oggi accanto a naturali limiti [44], ma solo su Cristo, al Quale va riferita ogni autentica vocazione allo sviluppo umano integrale. Il Vangelo è elemento fondamentale dello sviluppo, perché in esso Cristo, «rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo» [45].

Note: [43] Populorum progressio, cfr Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 53-62: l.c., 859-867; Id., Redemptor hominis (4 marzo 1979), 13-14: AAS 71 (1979), 282-286. [44] Cfr Paolo VI, Populorum progressio, 12: l.c., 262-263. [45] Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22.

Dottrina sociale: apertura attenta e costante alle scienze

(CDS 78c) L'apertura attenta e costante alle scienze fa acquisire alla dottrina sociale competenze, concretezza e attualità. Grazie ad esse, la Chiesa può comprendere in modo più preciso l'uomo nella società, parlare agli uomini del proprio tempo in modo più convincente e adempiere più efficacemente il suo compito di incarnare, nella coscienza e nella sensibilità sociale del nostro tempo, la Parola di Dio e la fede, dalla quale la dottrina sociale «prende avvio» [110]. Tale dialogo interdisciplinare sollecita anche le scienze a cogliere le prospettive di significato, di valore e di impegno che la dottrina sociale dischiude e ad «aprirsi verso un orizzonte più ampio al servizio della singola persona, conosciuta e amata nella pienezza della sua vocazione» [111].

Note: [110] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 54: AAS 83 (1991) 860. [111] Centesimus annus, 59: AAS 83 (1991) 864.


(Mc 10, 1-12) La famiglia dipende da Dio stesso

[1] Partito di là, si recò nel territorio della Giudea e oltre il Giordano. La folla accorse di nuovo a lui e di nuovo egli l'ammaestrava, come era solito fare. [2] E avvicinatisi dei farisei, per metterlo alla prova, gli domandarono: "È lecito ad un marito ripudiare la propria moglie?". [3] Ma egli rispose loro: "Che cosa vi ha ordinato Mosè?". [4] Dissero: "Mosè ha permesso di scrivere un atto di ripudio e di rimandarla". [5] Gesù disse loro: "Per la durezza del vostro cuore egli scrisse per voi questa norma. [6] Ma all'inizio della creazione Dio li creò maschio e femmina; [7] per questo l'uomo lascerà suo padre e sua madre e i due saranno una carne sola. [8] Sicché non sono più due, ma una sola carne. [9] L'uomo dunque non separi ciò che Dio ha congiunto". [10] Rientrati a casa, i discepoli lo interrogarono di nuovo su questo argomento. Ed egli disse: [11] "Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un'altra, commette adulterio contro di lei; [12] se la donna ripudia il marito e ne sposa un altro, commette adulterio".

(CDS 215) La famiglia ha il suo fondamento nella libera volontà dei coniugi di unirsi in matrimonio, nel rispetto dei significati e dei valori propri di questo istituto, che non dipende dall'uomo, ma da Dio stesso: «questo vincolo sacro in vista del bene sia dei coniugi e della prole che della società non dipende dall'arbitrio umano. Infatti è Dio stesso l'autore del matrimonio, dotato di molteplici valori e fini» [473]. L'istituto del matrimonio — «intima comunione coniugale di vita e d'amore, fondata dal Creatore e dotata di leggi proprie» [474] — non è dunque una creazione dovuta a convenzioni umane e ad imposizioni legislative, ma deve la sua stabilità all'ordinamento divino [475]. È un istituto che nasce, anche per la società, «dall'atto umano col quale i coniugi vicendevolmente si danno e si ricevono» [476] e si fonda sulla stessa natura dell'amore coniugale che, in quanto dono totale ed esclusivo, da persona a persona, comporta un impegno definitivo espresso con il consenso reciproco, irrevocabile e pubblico [477]. Tale impegno comporta che i rapporti tra i membri della famiglia siano improntati anche al senso della giustizia e, quindi, al rispetto dei reciproci diritti e doveri.

Note: [473] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067-1068. [474] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067. [475] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1603. [476] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067. [477] Catechismo della Chiesa Cattolica, 1639.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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