Mc 8, 22-26

Mc 8, 22-26

(Caritas in Veritate 14c) L'idea di un mondo senza sviluppo esprime sfiducia nell'uomo e in Dio. È, quindi, un grave errore disprezzare le capacità umane di controllare le distorsioni dello sviluppo o addirittura ignorare che l'uomo è costitutivamente proteso verso l'«essere di più». Assolutizzare ideologicamente il progresso tecnico oppure vagheggiare l'utopia di un'umanità tornata all'originario stato di natura sono due modi opposti per separare il progresso dalla sua valutazione morale e, quindi, dalla nostra responsabilità.

Dottrina sociale: sociale conforme alle esigenze del Vangelo

(CDS 72b) Essa non è definibile secondo parametri socio-economici. Non è un sistema ideologico o prammatico, teso a definire e comporre i rapporti economici, politici e sociali, ma una categoria a sé: essa è «l'accurata formulazione dei risultati di un'attenta riflessione sulle complesse realtà dell'esistenza dell'uomo, nella società e nel contesto internazionale, alla luce della fede e della tradizione ecclesiale. Suo scopo principale è di interpretare tali realtà, esaminandone la conformità o difformità con le linee dell'insegnamento del Vangelo sull'uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente; per orientare, quindi, il comportamento cristiano» [102].

Note: [102] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Sollicitudo rei socialis, 41: AAS 80 (1988) 571.


(Mc 8, 22-26) Nell'altro si riflette Dio stesso

[22] Giunsero a Betsàida, dove gli condussero un cieco pregandolo di toccarlo. [23] Allora preso il cieco per mano, lo condusse fuori del villaggio e, dopo avergli messo della saliva sugli occhi, gli impose le mani e gli chiese: "Vedi qualcosa?". [24] Quegli, alzando gli occhi, disse: "Vedo gli uomini, poiché vedo come degli alberi che camminano". [25] Allora gli impose di nuovo le mani sugli occhi ed egli ci vide chiaramente e fu sanato e vedeva a distanza ogni cosa. [26] E lo rimandò a casa dicendo: "Non entrare nemmeno nel villaggio".

(CDS 110) La relazione tra Dio e l'uomo si riflette nella dimensione relazionale e sociale della natura umana. L'uomo, infatti, non è un essere solitario, bensì «per sua intima natura è un essere sociale, e non può vivere né esplicare le sue doti senza relazioni con gli altri» [208]. A questo riguardo risulta significativo il fatto che Dio ha creato l'essere umano come uomo e donna [209] (cfr. Gen 1,27): «Quanto mai eloquente è l'insoddisfazione di cui è preda la vita dell'uomo nell'Eden fin quando il suo unico riferimento rimane il mondo vegetale e animale (cfr. Gen 2,20). Solo l'apparizione della donna, di un essere cioè che è carne dalla sua carne e osso dalle sue ossa (cfr. Gen 2,23), e in cui ugualmente vive lo spirito di Dio Creatore, può soddisfare l'esigenza di dialogo inter-personale che è così vitale per l'esistenza umana. Nell'altro, uomo o donna, si riflette Dio stesso, approdo definitivo e appagante di ogni persona» [210].

Note: [208] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 12: AAS 58 (1966) 1034. [209] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 369. [210] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Evangelium vitae, 35: AAS 87 (1995) 440.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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