Mc 10, 17-22

Mc 10, 17-22

(Caritas in Veritate 18d) Lo sviluppo umano integrale sul piano naturale, risposta a una vocazione di Dio creatore [48], domanda il proprio inveramento in un «umanesimo trascendente, che... conferisce [all'uomo] la sua più grande pienezza: questa è la finalità suprema dello sviluppo personale» [49]. La vocazione cristiana a tale sviluppo riguarda dunque sia il piano naturale sia quello soprannaturale; motivo per cui, «quando Dio viene eclissato, la nostra capacità di riconoscere l'ordine naturale, lo scopo e il “bene” comincia a svanire» [50].

Note: [48] Cfr. Paolo VI, Populorum progressio, 16: l.c., 265. [49] Ibid. [50] Benedetto XVI, Discorso ai giovani al molo di Barangaroo: L'Osservatore Romano, 18 luglio 2008, p. 8.

Dottrina sociale: promulgata e insegnata dalla Chiesa

(CDS 79b) I contributi molteplici e multiformi — espressioni anch'essi del «soprannaturale senso della fede di tutto il Popolo» [112] — sono assunti, interpretati e unificati dal Magistero, che promulga l'insegnamento sociale come dottrina della Chiesa. Il Magistero compete, nella Chiesa, a coloro che sono investiti del «munus docendi», ossia del ministero di insegnare nel campo della fede e della morale con l'autorità ricevuta da Cristo. La dottrina sociale non è solo il frutto del pensiero e dell'opera di persone qualificate, ma è il pensiero della Chiesa, in quanto è opera del Magistero, il quale insegna con l'autorità che Cristo ha conferito agli Apostoli e ai loro successori: il Papa e i Vescovi in comunione con lui [113].

Note: [112] Concilio Vaticano II, Cost. dogm. Lumen gentium, 12: AAS 57 (1965) 16. [113] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2034.


(Mc 10, 17-22) La destinazione universale dei beni

[17] Mentre usciva per mettersi in viaggio, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: "Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?". [18] Gesù gli disse: "Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. [19] Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre". [20] Egli allora gli disse: "Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza". [21] Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: "Una cosa sola ti manca: và, vendi quello che hai e dàllo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi". [22] Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni.

(CDS 174) Il principio della destinazione universale dei beni invita a coltivare una visione dell'economia ispirata a valori morali che permettano di non perdere mai di vista né l'origine, né la finalità di tali beni, in modo da realizzare un mondo equo e solidale, in cui la formazione della ricchezza possa assumere una funzione positiva. La ricchezza, in effetti, presenta questa valenza nella molteplicità delle forme che possono esprimerla come il risultato di un processo produttivo di elaborazione tecnico-economica delle risorse disponibili, naturali e derivate, guidato dall'inventiva, dalla capacità progettuale, dal lavoro degli uomini, e impiegato come mezzo utile per promuovere il benessere degli uomini e dei popoli e per contrastare la loro esclusione e il loro sfruttamento.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.


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