Mc 16, 15-19

Mc 16, 15-19

(Caritas in Veritate 28a) Uno degli aspetti più evidenti dello sviluppo odierno è l'importanza del tema del rispetto per la vita, che non può in alcun modo essere disgiunto dalle questioni relative allo sviluppo dei popoli. Si tratta di un aspetto che negli ultimi tempi sta assumendo una rilevanza sempre maggiore, obbligandoci ad allargare i concetti di povertà [66] e di sottosviluppo alle questioni collegate con l'accoglienza della vita, soprattutto là dove essa è in vario modo impedita. Non solo la situazione di povertà provoca ancora in molte regioni alti tassi di mortalità infantile, ma perdurano in varie parti del mondo pratiche di controllo demografico da parte dei governi, che spesso diffondono la contraccezione e giungono a imporre anche l'aborto.

Note: [66] Cfr. Giovanni Paolo II, Evangelium vitae, 18. 59. 63-64: l.c., 419-421. 467-468. 472-475.

Dottrina sociale: Radiomessaggi natalizi di Pio XII

(CDS 93a) I Radiomessaggi natalizi di Pio XII [160], insieme ad altri importanti interventi in materia sociale, approfondiscono la riflessione magisteriale su un nuovo ordine sociale, governato dalla morale e dal diritto e centrato sulla giustizia e sulla pace.

Note: [160] Cfr. Pio XII, Radiomessaggi natalizi: sulla pace e l'ordine internazionale, degli anni: 1939: AAS 32 (1940) 5-13; 1940: AAS 33 (1941) 5-14; 1941: AAS 34 ( 1942) 10-21; 1945: AAS 38 (1946) 15-25; 1946: AAS 39 (1947) 7-17; 1948: AAS 41 (1949) 8-16; 1950: AAS 43 (1951) 49-59; 1951: AAS 44 (1952) 5-15; 1954: AAS 47 (1955) 15-28; 1955: AAS 48 (1956) 26-41; sull'ordine interno delle Nazioni, del 1942: AAS 35 (1943) 9-24; sulla democrazia, del 1944: AAS 37 (1945) 10-23; sulla funzione della civiltà cristiana, del 1º settembre 1944: AAS 36 (1944) 249-258; sul ritorno a Dio nella generosità e nella fraternità, del 1947: AAS 40 (1948) 8-16; sull'anno del gran ritorno e del gran perdono, del 1949: AAS 42 (1950) 121-133; sulla spersonalizzazione dell'uomo, del 1952: AAS 45 (1953) 33-46; sul ruolo del progresso tecnico e la pace dei popoli, del 1953: AAS 46 (1954) 5-16.


(Mc 16, 15-19) Fede in Cristo fondamento di stabile pace

[15] Gesù disse loro: "Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. [16] Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. [17] E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, [18] prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno". [19] Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. [20] Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano.

(CDS 577) La fede in Dio e in Gesù Cristo illumina i principi morali che sono «l'unico e insostituibile fondamento di quella stabilità e tranquillità, di quell'ordine interno ed esterno, privato e pubblico, che solo può generare e salvaguardare la prosperità degli Stati» [1210]. La vita sociale va ancorata al disegno divino: «La dimensione teologica risulta necessaria sia per interpretare che per risolvere gli attuali problemi della convivenza umana» [1211]. Di fronte alle gravi forme di sfruttamento e di ingiustizia sociale «si fa sempre più diffuso e acuto il bisogno di un radicale rinnovamento personale e sociale capace di assicurare giustizia, solidarietà, onestà, trasparenza. Certamente lunga e faticosa è la strada da percorrere; numerosi e ingenti sono gli sforzi da compiere perché si possa attuare un simile rinnovamento, anche per la molteplicità e la gravità delle cause che generano e alimentano le situazioni di ingiustizia oggi presenti nel mondo. Ma, come la storia e l'esperienza di ciascuno insegnano, non è difficile ritrovare alla base di queste situazioni cause propriamente “culturali”, collegate cioè con determinate visioni dell'uomo, della società e del mondo. In realtà, al cuore della questione culturale sta il senso morale, che a sua volta si fonda e si compie nel senso religioso» [1212]. Anche per quanto riguarda la «questione sociale», non si può accettare «la prospettiva ingenua che, di fronte alle grandi sfide del nostro tempo, possa esserci una formula magica. No, non una formula ci salverà, ma una Persona, e la certezza che essa ci infonde: Io sono con voi! Non si tratta, allora, di inventare un “nuovo programma”. Il programma c'è già: è quello di sempre, raccolto dal Vangelo e dalla viva Tradizione. Esso si incentra, in ultima analisi, in Cristo stesso, da conoscere, amare, imitare, per vivere in Lui la vita trinitaria, e trasformare con Lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste» [1213].

Note: [1210] Pio XII, Lett. enc. Summi Pontificatus: AAS 31 (1939) 425. [1211] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 55: AAS 83 (1991) 860-861. [1212] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, 98: AAS 85 (1993) 1210; cfr. Id., Lett. enc. Centesimus annus, 24: AAS 83 (1991) 821-822. [1213] (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 29: AAS 93 (2001) 285.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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