Lc 9, 28-36

Lc 9, 28-36

(Caritas in Veritate 40 e) Giovanni Paolo II avvertiva che investire ha sempre un significato morale, oltre che economico [96]. Tutto questo — va ribadito — è valido anche oggi, nonostante che il mercato dei capitali sia stato fortemente liberalizzato e le moderne mentalità tecnologiche possano indurre a pensare che investire sia solo un fatto tecnico e non anche umano ed etico. Non c'è motivo per negare che un certo capitale possa fare del bene, se investito all'estero piuttosto che in patria. Devono però essere fatti salvi i vincoli di giustizia, tenendo anche conto di come quel capitale si è formato e dei danni alle persone che comporterà il suo mancato impiego nei luoghi in cui esso è stato generato [97].

[96] Cfr Lett. enc. Centesimus annus, 36: l.c., 838-840. [97] Cfr Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 24: l.c., 269.

Legge naturale universale: luce dell'intelligenza infusa in noi da Dio

(CDS 140 a) L'esercizio della libertà implica il riferimento ad una legge morale naturale, di carattere universale, che precede e accomuna tutti i diritti e i doveri [265]. La legge naturale «altro non è che la luce dell'intelligenza infusa in noi da Dio. Grazie ad essa conosciamo ciò che si deve compiere e ciò che si deve evitare. Questa luce o questa legge Dio l'ha donata alla creazione» [266] e consiste nella partecipazione alla Sua legge eterna, la quale s'identifica con Dio stesso [267].

Note: [265] Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Veritatis splendor, 50: AAS 85 (1993) 1173-1174. [266] San Tommaso d'Aquino, In duo praecepta caritatis et in decem Legis praecepta expositio, c. 1: «Nunc autem de scientia operandorum intendimus: ad quam tractandam quadruplex lex invenitur. Prima dicitur lex naturae; et haec nihil aliud est nisi lumen intellectus insitum nobis a Deo, per quod cognoscimus quid agendum et quid vitandum. Hoc lumen et hanc legem dedit Deus homini in creatione»: Divi Thomae Aquinatis, Doctoris Angelici, Opuscola Theologica, v. II: De re spirituali, cura et studio P. Fr. Raymundi Spiazzi, O.P., Marietti ed., Taurini - Romae 1954, p. 245. [267] Cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I-II, q. 91, a. 2, c: Ed. Leon. 7,154: «...partecipatio legis aeternae in rationali creatura lex naturalis dicitur».


(Lc 9, 28-36) Persona umana: apertura alla trascendenza

[28] Circa otto giorni dopo questi discorsi, prese con sé Pietro, Giovanni e Giacomo e salì sul monte a pregare. [29] E, mentre pregava, il suo volto cambiò d'aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante. [30] Ed ecco due uomini parlavano con lui: erano Mosè ed Elia, [31] apparsi nella loro gloria, e parlavano della sua dipartita che avrebbe portato a compimento a Gerusalemme. [32] Pietro e i suoi compagni erano oppressi dal sonno; tuttavia restarono svegli e videro la sua gloria e i due uomini che stavano con lui. [33] Mentre questi si separavano da lui, Pietro disse a Gesù: "Maestro, è bello per noi stare qui. Facciamo tre tende, una per te, una per Mosè e una per Elia". Egli non sapeva quel che diceva. [34] Mentre parlava così, venne una nube e li avvolse; all'entrare in quella nube, ebbero paura. [35] E dalla nube uscì una voce, che diceva: "Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo". [36] Appena la voce cessò, Gesù restò solo. Essi tacquero e in quei giorni non riferirono a nessuno ciò che avevano visto.

(CDS 130) Alla persona umana appartiene l'apertura alla trascendenza: l'uomo è aperto verso l'infinito e verso tutti gli esseri creati. È aperto anzitutto verso l'infinito, cioè Dio, perché con la sua intelligenza e la sua volontà si eleva al di sopra di tutto il creato e di se stesso, si rende indipendente dalle creature, è libero di fronte a tutte le cose create e si protende verso la verità ed il bene assoluti. È aperto anche verso l'altro, gli altri uomini e il mondo, perché solo in quanto si comprende in riferimento a un tu può dire io. Esce da sé, dalla conservazione egoistica della propria vita, per entrare in una relazione di dialogo e di comunione con l'altro. La persona è aperta alla totalità dell'essere, all'orizzonte illimitato dell'essere. Essa ha in sé la capacità di trascendere i singoli oggetti particolari che conosce, in effetti, grazie a questa sua apertura all'essere senza confini. L'anima umana è in un certo senso, per la sua dimensione conoscitiva, tutte le cose: «tutte le cose immateriali godono di una certa infinità, in quanto abbracciano tutto, o perché si tratta dell'essenza di una realtà spirituale che funge da modello e somiglianza di tutto, come è nel caso di Dio, oppure perché possiede la somiglianza d'ogni cosa o in atto come negli Angeli oppure in potenza come nelle anime» [245].

Note: [245] San Tommaso d'Aquino, Commentum in tertium librum Sententiarum, d. 27, q. 1, a. 4: «Ex utraque autem parte res immateriales infinitatem habent quodammodo, quia sunt quodammodo omnia, sive inquantum essentia rei immaterialis est exemplar et similitudo omnium, sicut in Deo accidit, sive quia habet similitudinem omnium vel actu vel potentia, sicut accidit in Angelis et animabus»: San Tommaso d'Aquino, Commento alle Sentenze di Pietro Lombardo e testo integrale di Pietro Lombardo. Libro Terzo. Distinzioni 23-40. Le virtù in Cristo e le virtù nei fedeli, traduzione di P. Lorenzo Perotto, O.P., Edizioni Studio Domenicano, Bologna 2000, p. 315; cfr. Id., Summa theologiae, I, q. 75, a. 5: Ed. Leon. 5, 201-203.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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