Lc 11, 21-26

Lc 11, 21-26

(Caritas in Veritate 43 a) «La solidarietà universale, che è un fatto e per noi un beneficio, è altresì un dovere» [105]. Molte persone, oggi, tendono a coltivare la pretesa di non dover niente a nessuno, tranne che a se stesse. Ritengono di essere titolari solo di diritti e incontrano spesso forti ostacoli a maturare una responsabilità per il proprio e l'altrui sviluppo integrale. Per questo è importante sollecitare una nuova riflessione su come i diritti presuppongano doveri senza i quali si trasformano in arbitrio [106]. Si assiste oggi a una pesante contraddizione. Mentre, per un verso, si rivendicano presunti diritti, di carattere arbitrario e voluttuario, con la pretesa di vederli riconosciuti e promossi dalle strutture pubbliche, per l'altro verso, vi sono diritti elementari e fondamentali disconosciuti e violati nei confronti di tanta parte dell'umanità [107].

[105] Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, 17: l.c., 265-266. [106] Cfr Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2003, 5: AAS 95 (2003), 343. [107] Cfr ibid.

Partecipazione solidale dei cittadini alla propria comunità

(CDS 191 a) La partecipazione si può ottenere in tutte le possibili relazioni tra il cittadino e le istituzioni: a questo fine, particolare attenzione deve essere rivolta ai contesti storici e sociali nei quali essa dovrebbe veramente attuarsi. Il superamento degli ostacoli culturali, giuridici e sociali, che spesso si frappongono come vere barriere alla partecipazione solidale dei cittadini alle sorti della propria comunità, richiede un'opera informativa ed educativa [409]. Meritano una preoccupata considerazione, in questo senso, tutti gli atteggiamenti che inducono il cittadino a forme partecipative insufficienti o scorrette e alla diffusa disaffezione per tutto quanto concerne la sfera della vita sociale e politica: si pensi, ad esempio, ai tentativi dei cittadini di «contrattare» le condizioni più vantaggiose per sé con le istituzioni, quasi che queste fossero al servizio dei bisogni egoistici, e alla prassi di limitarsi all'espressione della scelta elettorale, giungendo anche, in molti casi, ad astenersene [410].

Note: [409] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1917. [410] Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 30-31: AAS 58 (1966) 1049-1050; Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 47: AAS 83 (1991) 851-852.


(Lc 11, 21-26) Carità: il più grande comandamento sociale

[21] Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. [22] Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino. [23] Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde. [24] Quando lo spirito immondo esce dall'uomo, si aggira per luoghi aridi in cerca di riposo e, non trovandone, dice: Ritornerò nella mia casa da cui sono uscito. [25] Venuto, la trova spazzata e adorna. [26] Allora va, prende con sé altri sette spiriti peggiori di lui ed essi entrano e vi alloggiano e la condizione finale di quell'uomo diventa peggiore della prima".

(CDS 583) Solo la carità può cambiare completamente l'uomo [1229]. Un simile cambiamento non significa annullamento della dimensione terrena in una spiritualità disincarnata [1230]. Chi pensa di conformarsi alla virtù soprannaturale dell'amore senza tener conto del suo corrispondente fondamento naturale, che include i doveri di giustizia, inganna se stesso: «La carità rappresenta il più grande comandamento sociale. Essa rispetta gli altri e i loro diritti. Esige la pratica della giustizia e soltanto essa ce ne rende capaci. Essa ispira una vita che si fa dono di sé: “Chi cercherà di salvare la propria vita la perderà, chi invece la perde la salverà” (Lc 17,33)» [1231]. Né la carità può esaurirsi nella sola dimensione terrena delle relazioni umane e dei rapporti sociali, perché deriva tutta la sua efficacia dal riferimento a Dio: «Alla sera di questa vita comparirò davanti a Te con le mani vuote; infatti non ti chiedo, o Signore, di tener conto delle mie opere. Tutte le nostre giustizie non sono senza macchie ai tuoi occhi. Voglio perciò rivestirmi della tua giustizia e ricevere dal tuo amore l'eterno possesso di te stesso...» [1232].

Note: [1229] Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 49-51: AAS 93 (2001) 302-304.[1230] Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. enc. Centesimus annus, 5: AAS 83 (1991) 798-800. [1231] Catechismo della Chiesa Cattolica, 1889. [1232] Santa Teresa di Gesù Bambino, Atto di offerta all'Amore misericordioso: Preghiere: Opere complete, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, pp. 942-943, citato in Catechismo della Chiesa Cattolica, 2011.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.


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