Lc 12, 22-31

Lc 12, 22-31

(Caritas in Veritate 44 d) Al contrario, Nazioni un tempo floride conoscono ora una fase di incertezza e in qualche caso di declino proprio a causa della denatalità, problema cruciale per le società di avanzato benessere. La diminuzione delle nascite, talvolta al di sotto del cosiddetto « indice di sostituzione », mette in crisi anche i sistemi di assistenza sociale, ne aumenta i costi, contrae l'accantonamento di risparmio e di conseguenza le risorse finanziarie necessarie agli investimenti, riduce la disponibilità di lavoratori qualificati, restringe il bacino dei «cervelli» a cui attingere per le necessità della Nazione. Inoltre, le famiglie di piccola, e talvolta piccolissima, dimensione corrono il rischio di impoverire le relazioni sociali, e di non garantire forme efficaci di solidarietà.

Le unioni di fatto si basano su una falsa concezione della libertà

(CDS 227) Le unioni di fatto, il cui numero è progressivamente aumentato, si basano su una falsa concezione della libertà di scelta degli individui [501] e su un'impostazione del tutto privatistica del matrimonio e della famiglia. Il matrimonio non è un semplice patto di convivenza, bensì un rapporto con una dimensione sociale unica rispetto a tutte le altre, in quanto la famiglia, provvedendo alla cura e all'educazione dei figli, si configura come strumento primario per la crescita integrale di ogni persona e per il suo positivo inserimento nella vita sociale. L'eventuale equiparazione legislativa tra la famiglia e le «unioni di fatto» si tradurrebbe in un discredito del modello di famiglia, che non si può realizzare in una precaria relazione tra persone [502], ma solo in un'unione permanente originata da un matrimonio, ovvero dal patto tra un uomo e una donna, fondato su una reciproca e libera scelta che implica la piena comunione coniugale orientata verso la procreazione.

Note: [501] Cfr. Giovanni Paolo II, Lett. alle famiglie Gratissimam sane, 14: AAS 86 (1994) 893-896; Catechismo della Chiesa Cattolica, 2390. [502] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2390.


(Lc 12, 22-31) Lavoro umano occasione di contemplazione

[22] Poi disse ai discepoli: "Per questo io vi dico: Non datevi pensiero per la vostra vita, di quello che mangerete; né per il vostro corpo, come lo vestirete. [23] La vita vale più del cibo e il corpo più del vestito. [24] Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete! [25] Chi di voi, per quanto si affanni, può aggiungere un'ora sola alla sua vita? [26] Se dunque non avete potere neanche per la più piccola cosa, perché vi affannate del resto? [27] Guardate i gigli, come crescono: non filano, non tessono: eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, vestiva come uno di loro. [28] Se dunque Dio veste così l'erba del campo, che oggi c'è e domani si getta nel forno, quanto più voi, gente di poca fede? [29] Non cercate perciò che cosa mangerete e berrete, e non state con l'animo in ansia: [30] di tutte queste cose si preoccupa la gente del mondo; ma il Padre vostro sa che ne avete bisogno. [31] Cercate piuttosto il regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta.

(CDS 266) Con il suo lavoro e la sua laboriosità, l'uomo, partecipe dell'arte e della saggezza divina, rende più bello il creato, il cosmo già ordinato dal Padre [580]; suscita quelle energie sociali e comunitarie che alimentano il bene comune [581], a vantaggio soprattutto dei più bisognosi. Il lavoro umano, finalizzato alla carità, diventa occasione di contemplazione, si trasforma in devota preghiera, in vigile ascesi e in trepida speranza del giorno senza tramonto: «In questa visione superiore, il lavoro, pena ed insieme premio dell'attività umana, comporta un altro rapporto, quello cioè essenzialmente religioso, che è stato felicemente espresso nella formula benedettina: “Ora et labora”! Il fatto religioso conferisce al lavoro umano una spiritualità animatrice e redentrice. Tale parentela tra lavoro e religione riflette l'alleanza misteriosa, ma reale, che intercede tra l'agire umano e quello provvidenziale di Dio» [582].

Note: [580] Cfr. Sant'Ireneo di Lione, Adversus haereses, 5, 32, 2: PG 7, 1210-1211. [581] Cfr. Teodoreto di Ciro, De Providentia, Orationes 5-7: PG 83, 625-686. [582] Giovanni Paolo II, Discorso durante la visita a Pomezia (14 settembre 1979), 3: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, I, 2 (1979) 299.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.


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