Lc 16, 14-17

Lc 16, 14-17

(Caritas in Veritate 48 e) Ridurre completamente la natura ad un insieme di semplici dati di fatto finisce per essere fonte di violenza nei confronti dell'ambiente e addirittura per motivare azioni irrispettose verso la stessa natura dell'uomo. Questa, in quanto costituita non solo di materia ma anche di spirito e, come tale, essendo ricca di significati e di fini trascendenti da raggiungere, ha un carattere normativo anche per la cultura.

Procreazione: dimensione spirituale superiore a ogni altro aspetto

(CDS 237) I genitori, quali ministri della vita, non devono mai dimenticare che la dimensione spirituale della procreazione merita una considerazione superiore a quella riservata a qualsiasi altro aspetto: «La paternità e la maternità rappresentano un compito di natura non semplicemente fisica, ma spirituale; attraverso di esse, infatti, passa la genealogia della persona, che ha il suo eterno inizio in Dio e che a Lui deve condurre» [537]. Accogliendo la vita umana nella unitarietà delle sue dimensioni, fisiche e spirituali, le famiglie contribuiscono alla «comunione delle generazioni» e danno in questo modo un essenziale e insostituibile contributo allo sviluppo della società. Per questa ragione, «la famiglia ha diritto all'assistenza da parte della società per quanto concerne i suoi compiti circa la procreazione e l'educazione dei figli. Le coppie sposate, aventi una famiglia numerosa, hanno diritto a un adeguato aiuto e non devono essere sottoposte a discriminazione» [538].

Note: [537] Giovanni Paolo II, Lett. alle famiglie Gratissimam sane, 10: AAS 86 (1994) 881. [538] Santa Sede, Carta dei diritti della famiglia, art. 3, c, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1983, p. 9. La Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo afferma che «la famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto di essere protetta dalla società e dallo Stato» (Art. 16.3): Dichiarazione Universale dei diritti dell'uomo, Pubblicazioni della Società Italiana per l'organizzazione internazionale, Cedam, Padova 1950, p. 31.


(Lc 16, 14-17) Ricchezze a servizio degli altri e della società

[14] I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. [15] Egli disse: "Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio. [16] La Legge e i Profeti fino a Giovanni; da allora in poi viene annunziato il regno di Dio e ognuno si sforza per entrarvi. [17] È più facile che abbiano fine il cielo e la terra, anziché cada un solo trattino della Legge.

(CDS 329) Le ricchezze realizzano la loro funzione di servizio all'uomo quando sono destinate a produrre benefici per gli altri e la società [685]: «Come potremmo fare del bene al prossimo — si chiede Clemente Alessandrino — se tutti non possedessero nulla?» [686]. Nella visione di san Giovanni Crisostomo, le ricchezze appartengono ad alcuni affinché essi possano acquistare merito condividendole con gli altri [687]. Esse sono un bene che viene da Dio: chi lo possiede lo deve usare e far circolare, così che anche i bisognosi possano goderne; il male va visto nell'attaccamento smodato alle ricchezze, nella volontà di accaparrarsele. San Basilio il Grande invita i ricchi ad aprire le porte dei loro magazzini ed esclama: «Un grande fiume si riversa, in mille canali, sul terreno fertile: così, per mille vie, tu fa' giungere la ricchezza nelle abitazioni dei poveri» [688]. La ricchezza, spiega san Basilio, è come l'acqua che sgorga sempre più pura dalla fontana se viene attinta con frequenza, mentre imputridisce se la fontana rimane inutilizzata [689]. Il ricco, dirà più tardi san Gregorio Magno, non è che un amministratore di ciò che possiede; dare il necessario a chi ne ha bisogno è opera da compiere con umiltà, perché i beni non appartengono a chi li distribuisce. Chi tiene le ricchezze solo per sé non è innocente; darle a chi ne ha bisogno significa pagare un debito [690].

Note: [685] Cfr. Erma, Pastor, Liber Tertium, Similitudo I: PG 2, 954. [686] Clemente d'Alessandria, Quis dives salvetur, 13: PG 9, 618. [687] Cfr. San Giovanni Crisostomo, Homiliae XXI de Statuis ad populum Antiochenum habitae, 2, 6-8: PG 49, 41-46. [688] San Basilio Magno, Homilia in illud Lucae, Destruam horrea mea, 5: PG 31, 271). [689] Cfr. San Basilio Magno, Homilia in illud Lucae, Destruam horrea mea, 5: PG 31, 271. [690] Cfr. San Gregorio Magno, Regula pastoralis, 3, 21: PL 77, 87-89. Titolo del § 21: «Quomodo admonendi qui aliena non appetunt, sed sua retinent; et qui sua tribuentes, aliena tamen rapiunt».

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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