Lc 18, 1-8

Luca 18

Lc 18, 1-8

(Caritas in Veritate 51a) Le modalità con cui l'uomo tratta l'ambiente influiscono sulle modalità con cui tratta se stesso e, viceversa. Ciò richiama la società odierna a rivedere seriamente il suo stile di vita che, in molte parti del mondo, è incline all'edonismo e al consumismo, restando indifferente ai danni che ne derivano [122]. È necessario un effettivo cambiamento di mentalità che ci induca ad adottare nuovi stili di vita, “nei quali la ricerca del vero, del bello e del buono e la comunione con gli altri uomini per una crescita comune siano gli elementi che determinano le scelte dei consumi, dei risparmi e degli investimenti” [123]. Ogni lesione della solidarietà e dell'amicizia civica provoca danni ambientali, così come il degrado ambientale, a sua volta, provoca insoddisfazione nelle relazioni sociali.

[122] Cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 1990, 13: l.c., 154-155. [123] Id., Lett. enc. Centesimus annus, 36: l.c., 838-840.

Famiglia: apporto insostituibile alla realtà del lavoro

(CDS 249c) L'apporto che la famiglia può offrire alla realtà del lavoro è prezioso e, per molti versi, insostituibile. Si tratta di un contributo che si esprime sia in termini economici sia mediante le grandi risorse di solidarietà che la famiglia possiede e che costituiscono un importante appoggio per chi, al suo interno, si trova senza lavoro o è alla ricerca di un'occupazione. Soprattutto e più radicalmente, è un contributo che si realizza con l'educazione al senso del lavoro e tramite l'offerta di orientamenti e sostegni di fronte alle stesse scelte professionali.

(Lc 18, 1-8) Dio non farà giustizia ai suoi eletti?

[1] Disse loro una parabola sulla necessità di pregare sempre, senza stancarsi: [2] "C'era in una città un giudice, che non temeva Dio e non aveva riguardo per nessuno. [3] In quella città c'era anche una vedova, che andava da lui e gli diceva: Fammi giustizia contro il mio avversario. [4] Per un certo tempo egli non volle; ma poi disse tra sé: Anche se non temo Dio e non ho rispetto di nessuno, [5] poiché questa vedova è così molesta le farò giustizia, perché non venga continuamente a importunarmi". [6] E il Signore soggiunse: "Avete udito ciò che dice il giudice disonesto. [7] E Dio non farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e li farà a lungo aspettare? [8] Vi dico che farà loro giustizia prontamente. Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?".

(CDS 402) Per tutelare il bene comune, la legittima autorità pubblica ha il diritto e il dovere di comminare pene proporzionate alla gravità dei delitti [827]. Lo Stato ha il duplice compito di reprimere i comportamenti lesivi dei diritti dell'uomo e delle regole fondamentali di una civile convivenza, nonché di rimediare, tramite il sistema delle pene, al disordine causato dall'azione delittuosa. Nello Stato di diritto, il potere di infliggere le pene è correttamente affidato alla Magistratura: «Le Costituzioni degli Stati moderni, definendo i rapporti che devono esistere tra il potere legislativo, l'esecutivo e il giudiziario, garantiscono a quest'ultimo la necessaria indipendenza nell'ambito della legge» [828].

Note: [827] Catechismo della Chiesa Cattolica, 2266. [828] Giovanni Paolo II, Discorso all'Associazione italiana dei Magistrati (31 marzo 2000), 4: AAS 92 (2000) 633.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.


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