Lc 20, 17-26

Lc 20, 17-26

(Caritas in Veritate 55a) La rivelazione cristiana sull'unità del genere umano presuppone un'interpretazione metafisica dell'humanum in cui la relazionalità è elemento essenziale. Anche altre culture e altre religioni insegnano la fratellanza e la pace e, quindi, sono di grande importanza per lo sviluppo umano integrale. Non mancano, però, atteggiamenti religiosi e culturali in cui non si assume pienamente il principio dell'amore e della verità e si finisce così per frenare il vero sviluppo umano o addirittura per impedirlo. Il mondo di oggi è attraversato da alcune culture a sfondo religioso, che non impegnano l'uomo alla comunione, ma lo isolano nella ricerca del benessere individuale, limitandosi a gratificarne le attese psicologiche.

Partecipazione dei lavoratori a proprietà, gestione e frutti

(CDS 281) Il rapporto tra lavoro e capitale trova espressione anche attraverso la partecipazione dei lavoratori alla proprietà, alla sua gestione, ai suoi frutti. È questa un'esigenza troppo spesso trascurata, che occorre invece valorizzare al meglio: «ognuno, in base al proprio lavoro, abbia il pieno titolo di considerarsi al tempo stesso il “comproprietario” del grande banco di lavoro, al quale s'impegna insieme con tutti. E una via verso tale traguardo potrebbe essere quella di associare, per quanto è possibile, il lavoro alla proprietà del capitale e di dar vita a una ricca gamma di corpi intermedi a finalità economiche, sociali, culturali: corpi che godano di una effettiva autonomia nei confronti dei pubblici poteri, che perseguano i loro specifici obiettivi in rapporti di leale collaborazione vicendevole, subordinatamente alle esigenze del bene comune, e che presentino forma e sostanza di una viva comunità, cioè che in essi i rispettivi membri siano considerati e trattati come persone e stimolati a prendere parte attiva alla loro vita» [604]. La nuova organizzazione del lavoro, in cui il sapere conta di più della sola proprietà dei mezzi di produzione, attesta in maniera concreta che il lavoro, a motivo del suo carattere soggettivo, è titolo di partecipazione: è indispensabile ancorarsi a questa consapevolezza per valutare la giusta posizione del lavoro nel processo produttivo e per trovare modalità di partecipazione consone alla soggettività del lavoro nelle peculiarità delle varie situazioni concrete [605].

Note: [604] Giovanni Paolo II, Lett. enc. Laborem exercens, 14: AAS 73 (1981) 616. [605] Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 9: AAS 58 (1966) 1031-1032.


(Lc 20, 17-26) Dio ha creato sociali gli esseri umani

[17] Allora egli si volse verso di loro e disse: "Che cos'è dunque ciò che è scritto: La pietra che i costruttori hanno scartata, è diventata testata d'angolo? [18] Chiunque cadrà su quella pietra si sfracellerà e a chi cadrà addosso, lo stritolerà". [19] Gli scribi e i sommi sacerdoti cercarono allora di mettergli addosso le mani, ma ebbero paura del popolo. Avevano capito che quella parabola l'aveva detta per loro. [20] Postisi in osservazione, mandarono informatori, che si fingessero persone oneste, per coglierlo in fallo nelle sue parole e poi consegnarlo all'autorità e al potere del governatore. [21] Costoro lo interrogarono: "Maestro, sappiamo che parli e insegni con rettitudine e non guardi in faccia a nessuno, ma insegni secondo verità la via di Dio. [22] È lecito che noi paghiamo il tributo a Cesare?". [23] Conoscendo la loro malizia, disse: [24] "Mostratemi un denaro: di chi è l'immagine e l'iscrizione?". Risposero: "Di Cesare". [25] Ed egli disse: "Rendete dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio". [26] Così non poterono coglierlo in fallo davanti al popolo e, meravigliati della sua risposta, tacquero.

(CDS 393) La Chiesa si è confrontata con diverse concezioni dell'autorità, avendo sempre cura di difenderne e di proporne un modello fondato sulla natura sociale delle persone: «Iddio, infatti, ha creato gli esseri umani sociali per natura; e poiché non vi può essere “società che si sostenga, se non c'è chi sovrasti gli altri, muovendo ognuno con efficacia ed unità di mezzi verso un fine comune, ne segue che alla convivenza civile è indispensabile l'autorità che la regga; la quale, non altrimenti che la società, è da natura, e perciò stesso viene da Dio”» [799]. L'autorità politica è pertanto necessaria [800] a motivo dei compiti che le sono attribuiti e deve essere una componente positiva e insostituibile della convivenza civile [801].

Note: [799] Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris: AAS 55 (1963) 269. Cfr. Leone XIII, Lett. enc. Immortale Dei: Acta Leonis XIII, 5 (1885) 120. [800] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1898; San Tommaso d'Aquino, De regno. Ad regem Cypri, I,1: Ed. Leon. 42, 450: «Si igitur naturale est homini quod in societate multorum uiuat, necesse est in omnibus esse aliquid per quod multitudo regatur. Multis enim existentibus hominibus et unoquoque id quod est sibi congruum prouidente, multitudo in diuersa dispergetur nisi etiam esset aliquid de eo quod ad bonum multitudinis pertinet curam habens, sicut et corpus hominis et cuiuslibet animalis deflueret nisi esset aliqua uis regitiua communis in corpore, quae ad bonum commune omnium membrorum intenderet. Quod considerans Salomon dixit: “Ubi non est gubernator, dissipabitur populus”». [801] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1897; Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris: AAS 55 (1963) 279.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

Post più popolari