Gv 12, 1-11

Giovanni 12

Gv 12, 1-11

(Caritas in Veritate 6b) Non posso «donare» all'altro del mio, senza avergli dato in primo luogo ciò che gli compete secondo giustizia. Chi ama con carità gli altri è anzitutto giusto verso di loro. Non solo la giustizia non è estranea alla carità, non solo non è una via alternativa o parallela alla carità: la giustizia è «inseparabile dalla carità» [1], intrinseca ad essa. La giustizia è la prima via della carità o, com'ebbe a dire Paolo VI, «la misura minima» di essa [2], parte integrante di quell'amore «coi fatti e nella verità» (1 Gv 3, 18), a cui esorta l'apostolo Giovanni.

[1] Paolo VI, Lett. enc. Populorum progressio, (26 marzo 1967), 22: AAS 59 (1967), 268; cfr Conc. Ecum. Vat. II, Cost. past. sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes, 69. [2] Discorso per la giornata dello sviluppo (23 agosto 1968): AAS 60 (1968), 626-627.

Relazione dei popoli indigeni con la loro terra e le sue risorse

(CDS 471) Una speciale attenzione merita la relazione che i popoli indigeni hanno con la loro terra e le sue risorse: si tratta di un'espressione fondamentale della loro identità [996]. Molti popoli hanno già perso o rischiano di perdere, a vantaggio di potenti interessi agro-industriali o in forza di processi di assimilazione e di urbanizzazione, le terre su cui vivono [997], alle quali è legato il senso stesso della loro esistenza [998]. I diritti dei popoli indigeni devono essere opportunamente tutelati [999]. Questi popoli offrono un esempio di vita in armonia con l'ambiente che essi hanno imparato a conoscere e a preservare [1000]: la loro straordinaria esperienza, che è un'insostituibile ricchezza per tutta l'umanità, rischia di andare perduta insieme all'ambiente da cui trae origine.

Note: [996] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso ai popoli autoctoni dell'Amazzonia, Manaus (10 luglio 1980): AAS 72 (1980) 960-961. [997] Cfr. Giovanni Paolo II, Omelia durante la liturgia della Parola per le popolazioni autoctone dell'Amazzonia peruviana (5 febbraio 1985), 4: AAS 77 (1985) 897-898; cfr. anche Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Per una migliore distribuzione della terra. La sfida della riforma agraria (23 novembre 1997), 11, Libreria Editrice Vaticana, Città del Vaticano 1997, pp. 15-16. [998] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso agli aborigeni dell'Australia (29 novembre 1986), 4: AAS 79 (1987) 974-975. [999] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso agli indigeni del Guatemala (7 marzo 1983), 4: AAS 75 (1983) 742-743; Id., Discorso ai popoli autoctoni del Canada (18 settembre 1984), 7-8: AAS 77 (1985) 421-422; Id., Discorso ai popoli autoctoni dell'Ecuador (31 gennaio 1985), II.1: AAS 77 (1985) 861; Id., Discorso agli aborigeni dell'Australia (29 novembre 1986), 10: AAS 79 (1987) 976-977. [1000] Cfr. Giovanni Paolo II, Discorso agli aborigeni dell'Australia (29 novembre 1986), 4: AAS 79 (1987) 974-975; Id., Discorso agli Amerindi (14 settembre 1987), 4: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, X, 3 (1987) 514-515.


(Gv 12, 1-11) I poveri li avete sempre con voi

[1] Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Lazzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. [2] Equi gli fecero una cena: Marta serviva e Lazzaro era uno dei commensali. [3] Maria allora, presa una libbra di olio profumato di vero nardo, assai prezioso, cosparse i piedi di Gesù e li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì del profumo dell'unguento. [4] Allora Giuda Iscariota, uno dei suoi discepoli, che doveva poi tradirlo, disse: [5] "Perché quest'olio profumato non si è venduto per trecento denari per poi darli ai poveri?". [6] Questo egli disse non perché gl'importasse dei poveri, ma perché era ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro. [7] Gesù allora disse: "Lasciala fare, perché lo conservi per il giorno della mia sepoltura. [8] I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me". [9] Intanto la gran folla di Giudei venne a sapere che Gesù si trovava là, e accorse non solo per Gesù, ma anche per vedere Lazzaro che egli aveva risuscitato dai morti. [10] I sommi sacerdoti allora deliberarono di uccidere anche Lazzaro, [11] perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

(CDS 29) L'amore che anima il ministero di Gesù tra gli uomini è quello sperimentato dal Figlio nell'unione intima col Padre. Il Nuovo Testamento ci consente di penetrare nell'esperienza che Gesù stesso vive e comunica dell'amore di Dio Suo Padre — Abbà — e, dunque, nel cuore stesso della vita divina. Gesù annuncia la misericordia liberatrice di Dio nei confronti di coloro che incontra sulla Sua strada, a cominciare dai poveri, dagli emarginati, dai peccatori, e invita alla Sua sequela, perché Egli per primo, e in modo del tutto singolare, obbedisce al disegno d'amore di Dio quale Suo inviato nel mondo. La coscienza che Gesù ha di essere il Figlio esprime appunto tale originaria esperienza. Il Figlio ha ricevuto tutto, e gratuitamente, dal Padre: «Tutto quello che il Padre possiede è mio» (Gv 16,15). Egli, a sua volta, ha la missione di fare partecipi di questo dono e di questa relazione filiale tutti gli uomini: «Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15). Riconoscere l'amore del Padre significa per Gesù ispirare la Sua azione alla medesima gratuità e misericordia di Dio, generatrici di vita nuova, e diventare così, con la Sua stessa esistenza, esempio e modello per i Suoi discepoli. Essi sono chiamati a vivere come Lui e, dopo la Sua Pasqua di morte e risurrezione, a vivere in Lui e di Lui, grazie al dono sovrabbondante dello Spirito Santo, il Consolatore che interiorizza nei cuori lo stile di vita di Cristo stesso.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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