Gv 8, 1-11

Giovanni 8

Gv 8, 1-11

(Caritas in Veritate 78c) L'umanesimo che esclude Dio è un umanesimo disumano. Solo un umanesimo aperto all'Assoluto può guidarci nella promozione e realizzazione di forme di vita sociale e civile — nell'ambito delle strutture, delle istituzioni, della cultura, dell'ethos — salvaguardandoci dal rischio di cadere prigionieri delle mode del momento. È la consapevolezza dell'Amore indistruttibile di Dio che ci sostiene nel faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo dei popoli, tra successi ed insuccessi, nell'incessante perseguimento di retti ordinamenti per le cose umane.

In cammino verso un'autentica «comunità» internazionale

(CDS 440) Il cammino verso un'autentica «comunità» internazionale, che ha assunto una precisa direzione con l'istituzione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1945, è accompagnato dalla Chiesa: tale Organizzazione «ha contribuito notevolmente a promuovere il rispetto della dignità umana, la libertà dei popoli e l'esigenza dello sviluppo, preparando il terreno culturale e istituzionale su cui costruire la pace» [909]. La dottrina sociale, in generale, considera positivamente il ruolo delle Organizzazioni inter-governative, in particolare di quelle operanti in settori specifici [910], pur esprimendo riserve quando esse affrontano in modo scorretto i problemi [911]. Il Magistero raccomanda che l'azione degli Organismi internazionali risponda alle necessità umane nella vita sociale e negli ambiti rilevanti per la pacifica e ordinata convivenza delle Nazioni e dei popoli [912].

Note: [909] Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2004, 7: AAS 96 (2004) 118. [910] Cfr. Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 426. 439; Giovanni Paolo II, Discorso alla 20ª Conferenza Generale della FAO (12 novembre 1979), 6: Insegnamenti di Giovanni Paolo II, II, 2 (1979) 1136-1137; Id., Allocuzione all'UNESCO (2 giugno 1980), 5. 8: AAS 72 (1980) 737. 739-740; Id., Discorso al Consiglio dei Ministri della Conferenza sulla Sicurezza e la Cooperazione in Europa (CSCE) (30 novembre 1993), 3. 5: AAS 86 (1994) 750-751. 752. [911] Cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio alla Signora Nafis Sadik, Segretario Generale della Conferenza Internazionale su Popolazione e Sviluppo (18 marzo 1994): AAS 87 (1995) 191-192; Id., Messaggio alla Signora Gertrude Mongella, Segretario Generale della Quarta Conferenza mondiale delle Nazioni Unite sulla Donna (26 maggio 1995): Insegnamenti di Giovanni Paolo II, XVIII, 1 (1995) 1571-1577. [912] Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 84: AAS 58 (1966) 1107-1108.


(Gv 8, 1-11) Và e d'ora in poi non peccare più

[1] Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. [2] Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. [3] Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, [4] gli dicono: "Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. [5] Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?". [6] Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. [7] E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: "Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei". [8] E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. [9] Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi. Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. [10] Alzatosi allora Gesù le disse: "Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?". [11] Ed essa rispose: "Nessuno, Signore". E Gesù le disse: "Neanch'io ti condanno; và e d'ora in poi non peccare più".

(CDS 215) La famiglia ha il suo fondamento nella libera volontà dei coniugi di unirsi in matrimonio, nel rispetto dei significati e dei valori propri di questo istituto, che non dipende dall'uomo, ma da Dio stesso: «questo vincolo sacro in vista del bene sia dei coniugi e della prole che della società non dipende dall'arbitrio umano. Infatti è Dio stesso l'autore del matrimonio, dotato di molteplici valori e fini» [473]. L'istituto del matrimonio — «intima comunione coniugale di vita e d'amore, fondata dal Creatore e dotata di leggi proprie» [474] — non è dunque una creazione dovuta a convenzioni umane e ad imposizioni legislative, ma deve la sua stabilità all'ordinamento divino [475]. È un istituto che nasce, anche per la società, «dall'atto umano col quale i coniugi vicendevolmente si danno e si ricevono» [476] e si fonda sulla stessa natura dell'amore coniugale che, in quanto dono totale ed esclusivo, da persona a persona, comporta un impegno definitivo espresso con il consenso reciproco, irrevocabile e pubblico [477]. Tale impegno comporta che i rapporti tra i membri della famiglia siano improntati anche al senso della giustizia e, quindi, al rispetto dei reciproci diritti e doveri.

Note: [473] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067-1068. [474] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067. [475] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1603. [476] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 48: AAS 58 (1966) 1067. [477] (Catechismo della Chiesa Cattolica, 1639.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.


Post più popolari