Gv 19, 1-7

Giovanni 19

Gv 19, 1-7

(Caritas in Veritate 14b) ) La tecnica, presa in se stessa, è ambivalente. Se da un lato, oggi, vi è chi propende ad affidarle interamente detto processo di sviluppo, dall'altro si assiste all'insorgenza di ideologie che negano in toto l'utilità stessa dello sviluppo, ritenuto radicalmente anti-umano e portatore solo di degradazione. Così, si finisce per condannare non solo il modo distorto e ingiusto con cui gli uomini talvolta orientano il progresso, ma le stesse scoperte scientifiche, che, se ben usate, costituiscono invece un'opportunità di crescita per tutti.

Terrorismo una delle forme più brutali della violenza

(CDS 513) Il terrorismo è una delle forme più brutali della violenza che oggi sconvolge la Comunità internazionale: esso semina odio, morte, desiderio di vendetta e di rappresaglia [1078]. Da strategia sovversiva tipica soltanto di alcune organizzazioni estremistiche, finalizzata alla distruzione delle cose e all'uccisione delle persone, il terrorismo si è trasformato in una rete oscura di complicità politiche, utilizza anche sofisticati mezzi tecnici, si avvale spesso di ingenti risorse finanziarie ed elabora strategie su vasta scala, colpendo persone del tutto innocenti, vittime casuali delle azioni terroristiche [1079]. Bersagli degli attacchi terroristici sono, in genere, i luoghi della vita quotidiana e non obiettivi militari nel contesto di una guerra dichiarata. Il terrorismo agisce e colpisce al buio, al di fuori delle regole con cui gli uomini hanno cercato di disciplinare, per esempio mediante il diritto internazionale umanitario, i loro conflitti: «In molti casi il ricorso ai metodi del terrorismo è considerato un nuovo sistema di guerra» [1080]. Non vanno trascurate le cause che possono motivare tale inaccettabile forma di rivendicazione. La lotta contro il terrorismo presuppone il dovere morale di contribuire a creare le condizioni affinché esso non nasca o si sviluppi.

Note: [1078] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 2297. [1079] Cfr. Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2002, 4: AAS 94 (2002) 134. [1080] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 79: AAS 58 (1966) 1102.

(Gv 19, 1-7) Prendetelo voi e crocifiggetelo

[1] Allora Pilato fece prendere Gesù e lo fece flagellare. [2] E i soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e gli misero addosso un mantello di porpora; quindi gli venivano davanti e gli dicevano: [3] "Salve, re dei Giudei!". E gli davano schiaffi. [4] Pilato intanto uscì di nuovo e disse loro: "Ecco, io ve lo conduco fuori, perché sappiate che non trovo in lui nessuna colpa". [5] Allora Gesù uscì, portando la corona di spine e il mantello di porpora. E Pilato disse loro: "Ecco l'uomo!". [6] Al vederlo i sommi sacerdoti e le guardie gridarono: "Crocifiggilo, crocifiggilo!". Disse loro Pilato: "Prendetelo voi e crocifiggetelo; io non trovo in lui nessuna colpa". [7] Gli risposero i Giudei: "Noi abbiamo una legge e secondo questa legge deve morire, perché si è fatto Figlio di Dio".

(CDS 396) L'autorità deve lasciarsi guidare dalla legge morale: tutta la sua dignità deriva dallo svolgersi nell'ambito dell'ordine morale [804], «il quale si fonda in Dio, che ne è il primo principio e l'ultimo fine» [805]. In ragione del necessario riferimento a quest'ordine, che la precede e la fonda, delle sue finalità e dei destinatari, l'autorità non può essere intesa come una forza determinata da criteri di carattere puramente sociologico e storico: «In alcune... concezioni, purtroppo, non si riconosce l'esistenza dell'ordine morale: ordine trascendente, universale, assoluto, uguale e valevole per tutti. Viene meno così la possibilità di incontrarsi e di intendersi pienamente e sicuramente nella luce di una stessa legge di giustizia ammessa e seguita da tutti» [806]. Questo ordine «non si regge che in Dio: scisso da Dio si disintegra» [807]. Proprio da questo ordine l'autorità trae la virtù di obbligare [808] e la propria legittimità morale [809]; non dall'arbitrio o dalla volontà di potenza [810], ed è tenuta a tradurre tale ordine nelle azioni concrete per raggiungere il bene comune [811].

Note: [804] Cfr. Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 74: AAS 58 (1966) 1095-1097. [805] (Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris: AAS 55 (1963) 270; cfr. Pio XII, Radiomessaggio natalizio (24 dicembre 1944): AAS 37 (1945) 15; Catechismo della Chiesa Cattolica, 2235. [806] Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 449-450. [807] (Giovanni XXIII, Lett. enc. Mater et magistra: AAS 53 (1961) 450. [808] Cfr. Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris: AAS 55 (1963) 269-270. [809] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1902. [810] Cfr. Giovanni XXIII, Lett. enc. Pacem in terris: AAS 55 (1963) 258-259. [811] Cfr. Pio XII, Lett. enc. Summi Pontificatus: AAS 31 (1939) 432-433.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

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