Gaudium et spes - commento dal Catechismo della Chiesa Cattolica

Costituzione pastorale

Gaudium et spes

La Chiesa nel mondo contemporaneo

PROEMIO


1. Intima unione della Chiesa con l'intera famiglia umana

Gioie, speranze, tristezze e angosce degli uomini d'oggi

[GS 1a] Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore.

La Costituzione Pastorale "Gaudium et Spes" [GS], sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, consta di due parti, ma è un tutto unitario. La Costituzione è detta "Pastorale" perché, basata sui principi dottrinali, intende esporre l’atteggiamento della Chiesa verso il mondo e gli uomini d’oggi. Non manca dunque né l’intento pastorale nella prima parte, né l’intento dottrinale nella seconda. Nella prima parte la Chiesa sviluppa la sua dottrina sull’uomo, sul mondo nel quale l’uomo inserito e sul suo rapporto con queste realtà.


(CCC 27) Il desiderio di Dio è inscritto nel cuore dell'uomo, perché l'uomo è stato creato da Dio e per Dio; e Dio non cessa di attirare a sé l'uomo e soltanto in Dio l'uomo troverà la verità e la felicità che cerca senza posa: “La ragione più alta della dignità dell'uomo consiste nella sua vocazione alla comunione con Dio. Fin dal suo nascere l'uomo è invitato al dialogo con Dio: non esiste, infatti, se non perché, creato per amore da Dio, da lui sempre per amore è conservato, né vive pienamente secondo verità se non lo riconosce liberamente e se non si affida al suo Creatore” [Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 19]. (CCC 2548) Il desiderio della vera felicità libera l'uomo dallo smodato attaccamento ai beni di questo mondo, per avere compimento nella visione e nella beatitudine di Dio. “La promessa di vedere Dio supera ogni felicità. […] Nella Scrittura, vedere equivale a possedere […]. Chi vede Dio, ha conseguito tutti i beni che si possano concepire” [San Gregorio di Nissa, Orationes de beatitudinibus, oratio 6: PG 44, 1265]. (CCC 2540) L'invidia rappresenta una delle forme della tristezza e quindi un rifiuto della carità; il battezzato lotterà contro l'invidia mediante la benevolenza. L'invidia spesso è causata dall'orgoglio; il battezzato si impegnerà a vivere nell'umiltà. “Vorreste vedere Dio glorificato da voi? Ebbene, rallegratevi dei progressi del vostro fratello, ed ecco che Dio sarà glorificato da voi. Dio sarà lodato - si dirà - dalla vittoria sull'invidia riportata dal suo servo, che ha saputo fare dei meriti altrui il motivo della propria gioia” [San Giovanni Crisostomo, In epistulam ad Romanos, homilia 7, 5: PG 60, 448].

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