Gv 21, 1-14

Giovanni 21

Gv 21, 1-14

(Caritas in Veritate 17b) Questa libertà riguarda lo sviluppo che abbiamo davanti a noi ma, contemporaneamente, riguarda anche le situazioni di sottosviluppo, che non sono frutto del caso o di una necessità storica, ma dipendono dalla responsabilità umana. È per questo che «i popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell'opulenza» [40]. Anche questo è vocazione, un appello rivolto da uomini liberi a uomini liberi per una comune assunzione di responsabilità. Fu viva in Paolo VI la percezione dell'importanza delle strutture economiche e delle istituzioni, ma altrettanto chiara fu in lui la percezione della loro natura di strumenti della libertà umana. Solo se libero, lo sviluppo può essere integralmente umano; solo in un regime di libertà responsabile esso può crescere in maniera adeguata.

[40] Ibid., 3: l.c., 258.

Azione pastorale in ambito sociale e persone consacrate

(CDS 540) L'azione pastorale in ambito sociale si giova anche dell'opera delle persone consacrate, conforme al loro carisma; le loro testimonianze luminose, particolarmente nelle situazioni di maggiore povertà, costituiscono un richiamo per tutti ai valori della santità e del servizio generoso al prossimo. Il dono totale di sé dei religiosi si offre alla riflessione comune anche come un segno emblematico e profetico della dottrina sociale: mettendosi totalmente al servizio del mistero della carità di Cristo verso l'uomo e verso il mondo, i religiosi anticipano e mostrano nella loro vita alcuni tratti dell'umanità nuova che la dottrina sociale vuole propiziare. Le persone consacrate nella castità, nella povertà e nell'obbedienza si pongono al servizio della carità pastorale soprattutto con la preghiera, grazie alla quale contemplano il progetto di Dio sul mondo, supplicano il Signore affinché apra il cuore di ogni uomo ad accogliere in sé il dono dell'umanità nuova, prezzo del sacrificio di Cristo.


(Gv 21, 1-14) Gettate la rete dalla parte destra della barca

[1] Dopo questi fatti, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: [2] si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. [3] Disse loro Simon Pietro: "Io vado a pescare". Gli dissero: "Veniamo anche noi con te". Allora uscirono e salirono sulla barca; ma in quella notte non presero nulla. [4] Quando già era l'alba Gesù si presentò sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. [5] Gesù disse loro: "Figlioli, non avete nulla da mangiare?". Gli risposero: "No". [6] Allora disse loro: "Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete". La gettarono e non potevano più tirarla su per la gran quantità di pesci. [7] Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: "È il Signore!". Simon Pietro appena udì che era il Signore, si cinse ai fianchi il camiciotto, poiché era spogliato, e si gettò in mare. [8] Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: infatti non erano lontani da terra se non un centinaio di metri. [9] Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. [10] Disse loro Gesù: "Portate un pò del pesce che avete preso or ora". [11] Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. [12] Gesù disse loro: "Venite a mangiare". Enessuno dei discepoli osava domandargli: "Chi sei?", poiché sapevano bene che era il Signore. [13] Allora Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede a loro, e così pure il pesce. [14] Questa era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risuscitato dai morti.

(CDS 546) I fedeli laici devono fortificare la loro vita spirituale e morale, maturando le competenze richieste per lo svolgimento dei propri doveri sociali. L'approfondimento delle motivazioni interiori e l'acquisizione dello stile appropriato all'impegno in campo sociale e politico sono frutto di un percorso dinamico e permanente di formazione, orientato anzitutto a raggiungere un'armonia tra la vita, nella sua complessità, e la fede. Nell'esperienza del credente, infatti, «non possono esserci due vite parallele: da una parte la vita cosiddetta “spirituale”, con i suoi valori e con le sue esigenze; e dall'altra, la vita cosiddetta “secolare”, ossia la vita di famiglia, di lavoro, dei rapporti sociali, dell'impegno politico e della cultura» [1145]. La sintesi tra fede e vita richiede un cammino scandito con sapienza dagli elementi qualificanti dell'itinerario cristiano: il riferimento alla Parola di Dio; la celebrazione liturgica del Mistero cristiano; la preghiera personale; l'esperienza ecclesiale autentica, arricchita dal particolare servizio formativo di sagge guide spirituali; l'esercizio delle virtù sociali e il perseverante impegno di formazione culturale e professionale.

Note: [1145] Giovanni Paolo II, Esort. ap. Christifideles laici, 59: AAS 81 (1989) 509.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.

Post più popolari