Gv 21, 15-19

Gv 21, 15-19

(Caritas in Veritate 18a) Oltre a richiedere la libertà, lo sviluppo umano integrale come vocazione esige anche che se ne rispetti la verità. La vocazione al progresso spinge gli uomini a «fare, conoscere e avere di più, per essere di più» [41]. Ma ecco il problema: che cosa significa «essere di più»? Alla domanda Paolo VI risponde indicando la connotazione essenziale dell'«autentico sviluppo»: esso «deve essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l'uomo» [42]. Nella concorrenza tra le varie visioni dell'uomo, che vengono proposte nella società di oggi ancor più che in quella di Paolo VI, la visione cristiana ha la peculiarità di affermare e giustificare il valore incondizionato della persona umana e il senso della sua crescita.

[41] Ibid., 6: l.c., 260. [42] Ibid., 14: l.c., 264.

Dottrina sociale della Chiesa e aggregazioni ecclesiali

(CDS 550a) La dottrina sociale della Chiesa è importantissima per le aggregazioni ecclesiali che hanno come obiettivo del loro impegno l'azione pastorale in ambito sociale. Esse costituiscono un punto di riferimento privilegiato in quanto operano nella vita sociale in conformità alla loro fisionomia ecclesiale e dimostrano, in questo modo, quanto sia rilevante il valore della preghiera, della riflessione e del dialogo per affrontare le realtà sociali e per migliorarle. Vale, in ogni caso, la distinzione «tra quello che i fedeli operano a nome proprio, sia da soli che associati, come cittadini guidati dalla coscienza cristiana, e quello che compiono a nome della Chiesa assieme ai loro pastori» [1152].

Note: [1152] Concilio Vaticano II, Cost. past. Gaudium et spes, 76: AAS 58 (1966) 1099.


(Gv 21, 15-19) Pasci i miei agnelli

[15] Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene tu più di costoro?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci i miei agnelli". [16] Gli disse di nuovo: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Gli rispose: "Certo, Signore, tu lo sai che ti voglio bene". Gli disse: "Pasci le mie pecorelle". [17] Gli disse per la terza volta: "Simone di Giovanni, mi vuoi bene?". Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi vuoi bene?, e gli disse: "Signore, tu sai tutto; tu sai che ti voglio bene". Gli rispose Gesù: "Pasci le mie pecorelle. [18] In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi". [19] Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: "Seguimi".

(CDS 548) La prudenza rende capaci di prendere decisioni coerenti, con realismo e senso di responsabilità nei confronti delle conseguenze delle proprie azioni. La visione assai diffusa che identifica la prudenza con l'astuzia, il calcolo utilitaristico, la diffidenza, oppure con la pavidità e l'indecisione, è assai lontana dalla retta concezione di questa virtù, propria della ragione pratica, che aiuta a decidere con assennatezza e coraggio le azioni da compiere, divenendo misura delle altre virtù. La prudenza afferma il bene come dovere e mostra il modo con cui la persona si determina a compierlo [1146]. Essa è, in definitiva, una virtù che esige l'esercizio maturo del pensiero e della responsabilità, nell'obiettiva conoscenza della situazione e nella retta volontà che guida alla decisione [1147].

Note: [1146] Cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica, 1806. [1147] L'esercizio della prudenza comporta un itinerario formativo per acquisire le necessarie qualità: la «memoria» come capacità di ritenere le proprie esperienze passate in modo obiettivo, senza falsificazioni (cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 49, a. 1: Ed. Leon. 8, 367); la «docilitas» (docilità), che è capacità di lasciarsi istruire e di trarre vantaggio dall'esperienza altrui sulla base dell'autentico amore per la verità (cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 49, a. 3: Ed. Leon. 8, 368-369); la «solertia» (solerzia), cioè l'abilità nell'affrontare gli imprevisti agendo in modo obiettivo, per volgere ogni situazione al servizio del bene, vincendo le tentazioni di intemperanza, ingiustizia, viltà (cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 49, a. 4: Ed. Leon. 8, 369-370). Queste condizioni di tipo conoscitivo consentono di sviluppare i presupposti necessari al momento decisionale: la «providentia» (previdenza), che è capacità di valutare l'efficacia di un comportamento in vista del conseguimento del fine morale (cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 49, a. 6: Ed. Leon. 8, 371), e la «circumspectio» (circospezione) ovvero la capacità di valutazione delle circostanze che concorrono a costituire la situazione nella quale va effettuata l'azione (cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 49, a. 7: Ed. Leon. 8, 372). La prudenza si specifica, nell'ambito della vita sociale, in due forme particolari: la prudenza «regnativa», ovvero la capacità di ordinare ogni cosa al massimo bene della società (cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 50, a. 1: Ed. Leon. 8, 374), e la prudenza «politica» che porta il cittadino ad obbedire, eseguendo le indicazioni dell'autorità (cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, q. 50, a. 2: Ed. Leon. 8, 375), senza compromettere la propria dignità di persona (cfr. San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, II-II, qq. 47-56: Ed. Leon. 8, 348-406.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.


Post più popolari