Gv 21, 20-25

Gv 21, 20-25

(Caritas in Veritate 18b) La vocazione cristiana allo sviluppo aiuta a perseguire la promozione di tutti gli uomini e di tutto l'uomo. Scriveva Paolo VI: «Ciò che conta per noi è l'uomo, ogni uomo, ogni gruppo d'uomini, fino a comprendere l'umanità tutta intera» [43]. La fede cristiana si occupa dello sviluppo non contando su privilegi o su posizioni di potere e neppure sui meriti dei cristiani, che pure ci sono stati e ci sono anche oggi accanto a naturali limiti [44], ma solo su Cristo, al Quale va riferita ogni autentica vocazione allo sviluppo umano integrale. Il Vangelo è elemento fondamentale dello sviluppo, perché in esso Cristo, «rivelando il mistero del Padre e del suo amore, svela anche pienamente l'uomo all'uomo» [45].

[43] Ibid., cfr Giovanni Paolo II, Centesimus annus, 53-62: l.c., 859-867; Id., Redemptor hominis (4 marzo 1979), 13-14: AAS 71 (1979), 282-286. [44] Cfr Paolo VI, Populorum progressio, 12: l.c., 262-263. [45] Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22.

Associazioni di categoria e lavoro di maturazione cristiana

(CDS 550b) Anche le associazioni di categoria, che uniscono gli aderenti in nome della vocazione e della missione cristiana all'interno di un determinato ambiente professionale o culturale, possono svolgere un prezioso lavoro di maturazione cristiana. Così — ad esempio — una associazione cattolica di medici forma i suoi aderenti attraverso l'esercizio del discernimento di fronte ai tanti problemi che la scienza medica, la biologia ed altre scienze presentano alla competenza professionale del medico, ma anche alla sua coscienza e alla sua fede. Altrettanto si potrà dire di associazioni di insegnanti cattolici, di giuristi, di imprenditori, di lavoratori, ma anche di sportivi, di ecologisti... È in tale contesto che la dottrina sociale rivela la sua efficacia formativa nei confronti della coscienza di ciascuna persona e della cultura di un Paese.


(Gv 21, 20-25) Tu seguimi

[20] Pietro allora, voltatosi, vide che li seguiva quel discepolo che Gesù amava, quello che nella cena si era trovato al suo fianco e gli aveva domandato: "Signore, chi è che ti tradisce?". [21] Pietro dunque, vedutolo, disse a Gesù: "Signore, e lui?". [22] Gesù gli rispose: "Se voglio che egli rimanga finché io venga, che importa a te? Tu seguimi". [23] Si diffuse perciò tra i fratelli la voce che quel discepolo non sarebbe morto. Gesù però non gli aveva detto che non sarebbe morto, ma: "Se voglio che rimanga finché io venga, che importa a te?". [24] Questo è il discepolo che rende testimonianza su questi fatti e li ha scritti; e noi sappiamo che la sua testimonianza è vera. [25] Vi sono ancora molte altre cose compiute da Gesù, che, se fossero scritte una per una, penso che il mondo stesso non basterebbe a contenere i libri che si dovrebbero scrivere.

(CDS 547) Il fedele laico deve agire secondo le esigenze dettate dalla prudenza: è questa la virtù che dispone a discernere in ogni circostanza il vero bene e a scegliere i mezzi adeguati per compierlo. Grazie ad essa si applicano correttamente i principi morali ai casi particolari. La prudenza si articola in tre momenti: chiarifica la situazione e la valuta, ispira la decisione e dà impulso all'azione. Il primo momento è qualificato dalla riflessione e dalla consultazione per studiare l'argomento richiedendo i necessari pareri; il secondo è il momento valutativo dell'analisi e del giudizio sulla realtà alla luce del progetto di Dio; il terzo momento, quello della decisione, si basa sulle precedenti fasi, che rendono possibile il discernimento tra le azioni da compiere.

Sigle e Abbreviazioni: CDS: Pontificio Consiglio della giustizia e della pace, “Compendio della Dottrina sociale della Chiesa” LEV, 2004. DSC: Dottrina Sociale della Chiesa. CV: Benedetto XVI, Lettera Enciclica “Caritas in Veritate”, 29. 6. 2009.


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