Gaudium et spes n. 13 e commento CCC
13. Il peccato.
L'uomo si trova diviso in se stesso
[n. 13b] Così l'uomo si trova diviso in se stesso. Per
questo tutta la vita umana, sia individuale che collettiva, presenta i
caratteri di una lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le
tenebre. Anzi l'uomo si trova incapace di superare efficacemente da sé medesimo
gli assalti del male, così che ognuno si sente come incatenato. Ma il Signore
stesso è venuto a liberare l'uomo e a dargli forza, rinnovandolo nell'intimo e
scacciando fuori « il principe di questo mondo » (Gv12,31), che lo teneva
schiavo del peccato (12). Il peccato è, del resto, una diminuzione per l'uomo
stesso, in quanto gli impedisce di conseguire la propria pienezza.
Note: (12) Cf. Gv 8,34.
(CCC 398) Con questo peccato, l'uomo ha preferito
se stesso a Dio, e, perciò, ha disprezzato Dio: ha fatto la scelta di se stesso
contro Dio, contro le esigenze della propria condizione di creatura e
conseguentemente contro il suo proprio bene. Costituito in uno stato di
santità, l'uomo era destinato ad essere pienamente “divinizzato” da Dio nella gloria. Sedotto dal
diavolo, ha voluto diventare “come Dio” (Gen 3,5), ma “senza Dio e
anteponendosi a Dio, non secondo Dio”
[San Massimo il Confessore, Ambiguorum liber:
PG 91, 1156]. (CCC 399) La Scrittura mostra le
conseguenze drammatiche di questa prima disobbedienza. Adamo ed Eva perdono
immediatamente la grazia della santità originale [Rm 3,23]. Hanno paura di quel
Dio [Gen 3,9-10] di cui si son fatti una falsa immagine, quella cioè di un Dio
geloso delle proprie prerogative [Gen 3,5].