Gaudium et spes n. 9 e commento CCC
n. 9 - Le aspirazioni sempre più universali dell'umanità.
Aiutare ad affermare e sviluppare la propria dignità
[n. 9a] Cresce frattanto la convinzione che l'umanità non
solo può e deve sempre più rafforzare il suo dominio sul creato, ma che le
compete inoltre instaurare un ordine politico, sociale ed economico che sempre
più e meglio serva l'uomo e aiuti i singoli e i gruppi ad affermare e
sviluppare la propria dignità.
(CCC 1928) La società assicura la giustizia sociale allorché
realizza le condizioni che consentono alle associazioni e agli individui di
conseguire ciò a cui hanno diritto secondo la loro natura e la loro vocazione.
La giustizia sociale è connessa con il bene comune e con l'esercizio
dell'autorità. (CCC 1897) “La convivenza fra gli esseri umani non può essere ordinata
e feconda se in essa non è presente un'autorità legittima che assicuri l'ordine
e contribuisca all'attuazione del bene comune in grado sufficiente” [Giovanni
XXIII, Lett. enc. Pacem in terris,
46]. Si chiama “autorità” il titolo in forza del quale persone o istituzioni
promulgano leggi e danno ordini a degli uomini e si aspettano obbedienza da
parte loro. (CCC 2032) La Chiesa, “colonna e sostegno della verità” (1Tm 3,15),
“ha ricevuto dagli Apostoli il solenne comandamento di Cristo di annunziare la verità
della salvezza” [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 17]. “E' compito della Chiesa annunziare sempre e dovunque i
principi morali anche circa l'ordine sociale, e così pure pronunciare il
giudizio su qualsiasi realtà umana, in quanto lo esigano i diritti fondamentali
della persona umana o la salvezza delle anime” [CIC canone 747 § 2]. (CCC 1902) L'autorità non
trae da se stessa la propria legittimità morale. Non deve comportarsi
dispoticamente, ma operare per il bene comune come “forza morale che si appoggia
sulla libertà e sulla coscienza del dovere e del compito assunto” [Conc. Ecum.
Vat. II, Gaudium et spes, 74]: “La
legislazione umana non riveste il carattere di legge se non nella misura in cui
si conforma alla retta ragione; da ciò è evidente che essa trae la sua forza
dalla Legge eterna. Nella misura in cui si allontana dalla ragione, la si deve
dichiarare ingiusta, perché non realizza il concetto di legge: è piuttosto una
forma di violenza” [San Tommaso d'Aquino, Summa
theologiae, I-II, 93, 3, ad 2].