Gaudium et spes n. 9 e commento CCC
n. 9 - Le aspirazioni sempre più universali dell'umanità.
Libertà o schiavitù, progresso o regresso, fraternità od odio
[n. 9d] Stando così le cose, il mondo si presenta oggi
potente a un tempo e debole, capace di operare il meglio e il peggio, mentre
gli si apre dinanzi la strada della libertà o della schiavitù, del progresso o
del regresso, della fraternità o dell'odio. Inoltre l'uomo prende coscienza che
dipende da lui orientare bene le forze da lui stesso suscitate e che possono
schiacciarlo o servirgli. Per questo si pone degli interrogativi.
(CCC 311) Gli angeli e gli uomini, creature intelligenti e
libere, devono camminare verso il loro destino ultimo per una libera scelta e
un amore di preferenza. Essi possono, quindi, deviare. In realtà, hanno
peccato. È così che nel mondo è entrato il
male morale, incommensurabilmente più grave del male fisico. Dio non è in
alcun modo, né direttamente né indirettamente, la causa del male morale
[Sant'Agostino, De libero arbitrio,
1, 1, 1: PL 32, 1221-1223; San Tommaso d'Aquino, Summa teologiae, I-II, 79, 1]. Però, rispettando la libertà della
sua creatura, lo permette e, misteriosamente, sa trarne il bene: “Infatti Dio
onnipotente […], essendo supremamente buono, non permetterebbe mai che un
qualsiasi male esistesse nelle sue opere, se non fosse sufficientemente potente
e buono da trarre dal male stesso il bene” [Sant'Agostino, Enchiridion de fide, spe et caritate, 3, 11: PL 40, 236]. (CCC 1756)
E' quindi sbagliato giudicare la moralità degli atti umani considerando
soltanto l'intenzione che li ispira, o le circostanze (ambiente, pressione
sociale, costrizione o necessità di agire, ecc) che ne costituiscono la
cornice. Ci sono atti che per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle
circostanze e dalle intenzioni, sono sempre gravemente illeciti a motivo del
loro oggetto; tali la bestemmia e lo spergiuro, l'omicidio e l'adulterio. Non è
lecito compiere il male perché ne derivi un bene. 311 1756