Gaudium et spes n. 14 e commento CCC


14. Costituzione dell'uomo.

Uomo: la sua anima spirituale immortale trascende l'universo

[n. 14c] L'uomo, in verità, non sbaglia a riconoscersi superiore alle cose corporali e a considerarsi più che soltanto una particella della natura o un elemento anonimo della città umana. Infatti, nella sua interiorità, egli trascende l'universo delle cose: in quelle profondità egli torna, quando fa ritorno a se stesso, là dove lo aspetta quel Dio che scruta i cuori (15) là dove sotto lo sguardo di Dio egli decide del suo destino. Perciò, riconoscendo di avere un'anima spirituale e immortale, non si lascia illudere da una creazione immaginaria che si spiegherebbe solamente mediante le condizioni fisiche e sociali, ma invece va a toccare in profondo la verità stessa delle cose. 
Note: (15) Cf. 1 Sam 16,7; Ger 17,10. 
(CCC 360) A motivo della comune origine il genere umano forma una unità. Dio infatti “creò da uno solo tutte le nazioni degli uomini” (At 17,26; Tb 8,6): “Meravigliosa visione che ci fa contemplare il genere umano nell'unità della sua origine in Dio [...]; nell'unità della sua natura, composta ugualmente presso tutti di un corpo materiale e di un'anima spirituale; nell'unità del suo fine immediato e della sua missione nel mondo; nell'unità del suo “habitat”: la terra, dei cui beni tutti gli uomini, per diritto naturale, possono usare per sostentare e sviluppare la vita; nell'unità del suo fine soprannaturale: Dio stesso, al quale tutti devono tendere; nell'unità dei mezzi per raggiungere tale fine; [...] nell'unità del suo riscatto operato per tutti da Cristo” [Pio XII, Lett. enc. Summi Pontificatus; Conc. Ecum. Vat. II, Nostra aetate, 1]. (CCC 365) L'unità dell'anima e del corpo è così profonda che si deve considerare l'anima come la “forma” del corpo; [Concilio di Vienne (1312): DS 902] ciò significa che grazie all'anima spirituale il corpo composto di materia è un corpo umano e vivente; lo spirito e la materia, nell'uomo, non sono due nature congiunte, ma la loro unione forma un'unica natura. (CCC 366) La Chiesa insegna che ogni anima spirituale è creata direttamente da Dio [Pio XII, Lett. enc. Humani generis: DS, 3896; Paolo VI, Credo del popolo di Dio, 8] - non è “prodotta” dai genitori - ed è immortale: [Concilio Lateranense V (1513): DS 1440] essa non perisce al momento della sua separazione dal corpo nella morte, e di nuovo si unirà al corpo al momento della risurrezione finale. (CCC 367) Talvolta si dà il caso che l'anima sia distinta dallo spirito. Così san Paolo prega perché il nostro essere tutto intero, “spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore” (1Ts 5,23). La Chiesa insegna che tale distinzione non introduce una dualità nell'anima [Concilio di Costantinopoli IV (870): DS 657]. “Spirito” significa che sin dalla sua creazione l'uomo è ordinato al suo fine soprannaturale, [Concilio Vaticano I: DS 3005; Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 22] e che la sua anima è capace di essere gratuitamente elevata alla comunione con Dio [Pio XII, Lett. enc. Humani generis (anno 1950): DS 3891]. (CCC 368) La tradizione spirituale della Chiesa insiste anche sul cuore, nel senso biblico di “profondità dell'essere” (“in visceribus”: Ger 31,33), dove la persona si decide o non si decide per Dio [Dt 6,5; 29,3; Is 29,13; Ez 36,22; Mt 6,21; Lc 8,15; Rm 5,5]. 

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