Gaudium et spes n. 16 e commento CCC
16. Dignità della coscienza morale.
Coscienza: nucleo più segreto e sacrario dell'uomo
[n. 16b] La coscienza è il nucleo più segreto e il
sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimità
(18). Tramite la coscienza si fa conoscere in modo mirabile quella legge che
trova il suo compimento nell'amore di Dio e del prossimo (19). Nella fedeltà
alla coscienza i cristiani si uniscono agli altri uomini per cercare la verità
e per risolvere secondo verità numerosi problemi morali, che sorgono tanto
nella vita privata quanto in quella sociale.
Note: (18) Cf. PIO XII, Messaggio radiofonico sulla retta formazione della
coscienza cristiana nei giovani, La
famiglia è la culla, 23 marzo
1952: AAS 44 (1952), p. 271. (19) Cf. Mt
22,37-40; Gal 5,14.
(CCC 1778) La coscienza morale è un giudizio della ragione
mediante il quale la persona umana riconosce la qualità morale di un atto
concreto che sta per porre, sta compiendo o ha compiuto. In tutto quello che
dice e fa, l'uomo ha il dovere di seguire fedelmente ciò che sa essere giusto e
retto. E' attraverso il giudizio della propria coscienza che l'uomo percepisce
e riconosce i precetti della Legge divina: La coscienza “è una legge del nostro
spirito, ma che lo supera, che ci dà degli ordini, che indica responsabilità e
dovere, timore e speranza. […] Essa è la messaggera di colui che, nel mondo
della natura come in quello della grazia, ci parla velatamente, ci istruisce e
ci guida. La coscienza è il primo di tutti i vicari di Cristo” [John Henry
Newman, Lettera al Duca di Norfolk,
5: Certain Difficulties felt by Anglicans
in Catholic Teaching, v. 2 (Westminster 1969)]. (CCC 1779) L'importante per
ciascuno è di essere sufficientemente presente a se stesso al fine di sentire e
seguire la voce della propria coscienza. Tale ricerca di interiorità è quanto mai necessaria per il fatto che la vita spesso
ci mette in condizione di sottrarci ad ogni riflessione, esame o introspezione:
“Ritorna alla tua coscienza, interrogala. […] Fratelli, rientrate in voi stessi
e in tutto ciò che fate fissate lo sguardo sul Testimone, Dio” [Sant'Agostino, In epistulam Johannis ad Parthos tractatus,
8, 9: PL 35, 2041].