Gaudium et spes n. 18 e commento CCC



18. Il mistero della morte.

Morte: è il culmine dell'enigma della condizione umana 

[n. 18a] In faccia alla morte l'enigma della condizione umana raggiunge il culmine. L'uomo non è tormentato solo dalla sofferenza e dalla decadenza progressiva del corpo, ma anche, ed anzi, più ancora, dal timore di una distruzione definitiva.
(CCC 1006) «In faccia alla morte l’enigma della condizione umana diventa sommo» (Conc. Vat. II, Gaudium et Spes, 18). Per un verso la morte corporale è naturale, ma per la fede essa in realtà è «salario del peccato» (Rm 6,23; Gn 2,17). E per coloro che muoiono nella grazia di Cristo, è una partecipazione alla morte del Signore, per poter partecipare anche alla sua risurrezione [Rm 6,3-9; Fil 3,10-11]. (CCC 1007) La morte è il termine della vita terrena. Le nostre vite sono misurate dal tempo, nel corso del quale noi cambiamo, invecchiamo e, come per tutti gli esseri viventi della terra, la morte appare come la fine normale della vita. Questo aspetto della morte comporta un’urgenza per le nostre vite: infatti il far memoria della nostra mortalità serve anche a ricordarci che abbiamo soltanto un tempo limitato per realizzare la nostra esistenza. “Ricordati del tuo Creatore nei giorni della tua giovinezza […] prima che ritorni la polvere alla terra, com’era prima, e lo spirito torni a Dio che lo ha dato” (Qo 12,1.7).     

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