Gaudium et spes n. 18 e commento CCC
18. Il mistero della morte.
Uomo in comunione perpetua con l’incorruttibile vita divina
[n. 18d] Dio infatti ha chiamato e chiama l'uomo ad
aderire a lui con tutto il suo essere, in una comunione perpetua con la
incorruttibile vita divina. Questa vittoria l'ha conquistata il Cristo
risorgendo alla vita, liberando l'uomo dalla morte mediante la sua morte (23).
Pertanto la fede, offrendosi con solidi argomenti a chiunque voglia riflettere,
dà una risposta alle sue ansietà circa la sorte futura; e al tempo stesso dà la
possibilità di una comunione nel Cristo con i propri cari già strappati dalla
morte, dandoci la speranza che essi abbiano già raggiunto la vera vita presso
Dio.
Note: (23) Cf. 1 Cor 15,56-57.
(CCC 1012) La visione
cristiana della morte [1Ts 4,13-14] è espressa in modo impareggiabile nella
liturgia della Chiesa: “Ai tuoi fedeli, Signore, la vita non è tolta, ma
trasformata; e mentre si distrugge la dimora di questo esilio terreno, viene
preparata un'abitazione eterna nel cielo” [Prefazio
dei defunti, I: Messale Romano]. (CCC 1013) La morte è la fine del pellegrinaggio terreno
dell'uomo, è la fine del tempo della grazia e della misericordia che Dio gli
offre per realizzare la sua vita terrena secondo il disegno divino e per
decidere il suo destino ultimo. Quando è “finito l'unico corso della nostra
vita terrena”, [Conc. Ecum. Vat. II, Lumen
gentium, 48] noi non ritorneremo più a vivere altre vite terrene. “È
stabilito per gli uomini che muoiano una sola volta” (Eb 9,27). Non c'è
“reincarnazione” dopo la morte. (CCC 1014) La
Chiesa ci incoraggia a prepararci all'ora della nostra morte (“Dalla morte
improvvisa, liberaci, Signore”: antiche Litanie dei santi), a chiedere alla
Madre di Dio di intercedere per noi “nell'ora della nostra morte” (Ave Maria) e
ad affidarci a san Giuseppe, patrono della buona morte: “In ogni azione, in
ogni pensiero, dovresti comportarti come se tu dovessi morire oggi stesso; se
avrai la coscienza retta, non avrai molta paura di morire. Sarebbe meglio star
lontano dal peccato che fuggire la morte. Se oggi non sei preparato a morire,
come lo sarai domani?” [De imitatione
Christi, 1, 23, 5-8]. “Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte
corporale, da la quale nullo homo vivente pò skappare. Guai a quelli ke
morranno ne le peccata mortali: beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime
voluntati, ka la morte seconda nol farà male” [San Francesco d'Assisi, Cantico delle creature].